Il Consorzio di promozione della Piadina Romagnola IGP ha vinto la sua battaglia legale in Canada: nessuno potrà registrare il marchio “La Piadina“, altrimenti verrà considerato contraffazione. Soprattutto, quello del consorzio romagnolo è un precedente legale importante per tutto il mondo delle DOP e delle IGP italiane, la cui tutela legale è garantita soltanto all’interno dei confini dell’Unione europea: a meno che i trattati di libero scambio stabiliscano diversamente, infatti, fuori dalla Ue le Indicazioni geografiche sono solo un brand commerciale, non un marchio registrato.
Con buona pace del tanto famigerato fenomeno dell’Italian sounding, che secondo le stime vale 2oo miliardi di euro di mancato export italiano nel mondo. L’accordo di libero scambio tra la Ue e il Canada non è tra quelli che prevedono la tutela dei prodotti a indicazione geografica protetta: per questo, a luglio dell’anno scorso, il Consorzio della Piadina romagnola aveva dato mandato al suo studio legale di Rimini di procedere alla registrazione del marchio presso l’Ufficio per la Proprietà Industriale canadese.
«È in quel momento, che ci siamo accorti che anche un’azienda locale, che già produceva panini, aveva fatto domanda per registrare con la dicitura “La Piadina” un non meglio identificato prodotto Italian style», racconta il presidente del consorzio romagnolo, Alfio Biagini. Se il marchio dell’azienda canadese fosse giunto a registrazione, la parola “piadina” in Canada sarebbe stata a esclusivo appannaggio dell’impresa richiedente: considerando che diverse aziende romagnole già esportano la piadina a Ottawa e dintorni, inclusa la Piadina Romagnola IGP, ad avere serie difficoltà nella commercializzazione del prodotto paradossalmente sarebbero stati proprio gli italiani, inventori della ricetta e rispettosi del disciplinare. Così, il 14 dicembre scorso il Consorzio ha depositato istanza di opposizione, e qualche giorno fa l’Ufficio perla Proprietà industriale canadese ne ha accolto l’istanza e ha annullato la domanda di registrazione del marchio “La Piadina”. «Non solo – racconta Biagini – ma grazie al nostro caso le autorità canadesi si sono accorte dell’importanza di tutelare le IGPnel mercato nazionale, perché hanno capito che solo in questo modo possono garantire ai loro consumatori un prodotto davvero di qualità. Così, si sono dette disponibili ad aprire il dibattito e ad avviare un percorso che prima o poi porterà alla tutela formale di tutte le Indicazioni geografiche europee in Canada». Quello che insomma non è stato fatto all’epoca della sigla del trattato di libero scambio, potrebbe venir recuperato nei prossimi mesi. E questa è una buona notizia per tutto il made in Italy agroalimentare che esporta in Canada.
Il Consorzio della Piadina Romagnola IGP oggi conta 15 aziende associate, per un giro d’affari di 156 milioni di euro. I1 9o% del quale è ancora tutto in Italia: «Ultimamente però stiamo spingendo molto sulla promozione all’estero – racconta Biagini – e stiamo riscuotendo un buon successo sia in Canada che negli Stati Uniti». Anche negli Usa, però, la Piadina romagnola è senza tutela, tanto che il Consorzio sta meditando su come procedere al riconoscimento del marchio. Peccato però che in tutti e 50 gli stati federali prevalga il principio secondo cui i nomi generici – come appunto “piadina”, ma anche “parmigiano” o “provolone” – non sono possono essere proprietà di nessuno, e possono quindi essere utilizzati da chiunque lo voglia. Lo sanno bene i produttori italiani di formaggi, che ogni anno devono fare i conti con mozzarelle, provoloni e parmesan Italian sounding per un totale di quasi 2,4 miliardi di chili. E per un giro d’affari dieci volte superiore a quanto l’autentico made in Italy riesce ad esportare nel Paese.
Fonte: Il Sole 24 Ore