Matteo Todeschini, 47 anni, è il presidente di Agripat, società agricola cooperativa che, in Emilia-Romagna, riunisce circa un migliaio di produttori di patate.
Il settore agricolo viene descritto, sempre più spesso, come un comporto che cresce e crea posti di lavoro, nel rispetto dell’ambiente. E’ cosi? «Autorevoli politici ed esponenti del mondo pataticolo amano esprimersi in questi termini, che a me fanno tornare alla mente una frase di J.F. Kennedy, quando disse che ogni vittoria ha cento padri, mentre la sconfitta è quasi sempre orfana. L’agricoltura è così come viene descritta, ma non è solo questo. Parto da un dato: in provincia di Bologna, nel 2015, gli ettari seminati a patata dai produttori della nostra organizzazione erano 1.836: oggi sono 1.458».
Da cosa dipende questo calo? «La mancata tenuta delle superfici deriva da più fattori che, col passare del tempo, hanno assottigliato la redditività finché, in certi casi, non si è azzerata. In assenza di una giusta redditività, già a rischio a causa dei fenomeni climatici l’intera filiera si muove su un piano pericolosamente inclinato».
Fonte: QN Economia e Lavoro