Voto unanime in favore del contrassegno di Stato per Verdicchio dei Castelli di Jesi DOP, ieri sera nel corso del consiglio di amministrazione dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), che ha contestualmente approvato la richiesta di autorizzazione a operare in regime di ‘erga omnes’, ossia a tutela di tutti i produttori, anche quelli non aderenti al consorzio, a partire dal 1 marzo 2020.
“Con le deliberazioni del consiglio – ha detto il coordinatore del comitato di gestione della DOP Verdicchio Castelli di Jesi, Michele Bernetti – si avvia la fase 2 per il nostro vino simbolo. Una svolta epocale in grado da una parte di garantire miglior tracciabilità e provenienza ai consumatori di tutto il mondo, dall’altra di dotare la filiera di strumenti in grado di assecondare con maggior forza la crescita della denominazione. La trasparenza, il controllo e la gestione della produzione e della qualità del Verdicchio – ha concluso – sono le bisettrici di questa nuova fase, che dà il via anche a possibili aggiornamenti del nostro disciplinare”.
Già previsti entro il prossimo agosto gli incontri con gli imbottigliatori assieme ai tecnici di Valoritalia sul contrassegno di Stato, mentre l’erga omnes deliberato dall’assemblea dei soci – che tra le attività prevede la messa in vigore di nuovi sistemi di controllo e promozione – diverrà operativo a partire dal prossimo 1° gennaio 2020 utilizzando i dati della campagna vendemmiale 2018-2019.
Per il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini, Alberto Mazzoni: “La decisione del consiglio dimostra la volontà da parte di tutta la filiera e delle organizzazioni professionali interessate di assecondare una crescita evidente della nostra denominazione più importante. Dopo l’incremento nell’export dei vini marchigiani, che nel 2018 ha sfiorato il 10% sull’anno precedente, il 2019 si apre con numeri convincenti per il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Per Istat infatti nel primo trimestre la voce ‘bevande’ – dove il vino influisce per il 90% del valore – è segnalata in crescita di quasi il 15% nella provincia di Ancona, circa il triplo rispetto alla media export regionale del settore. Un’area, quella di Jesi e della provincia di Ancona, che vale oggi il 62% del totale delle esportazioni del settore nelle Marche. La delibera di ieri, realizzata anche con la condivisione della regione Marche, – ha concluso – è un primo passo che si spera possa essere adottato anche da altre denominazioni del Consorzio”.
Il Cda ha infine fatto il punto sulle prossime misure di organizzazione comune di mercato (Ocm) e relativa campagna di promozione, a cura del maxi- consorzio marchigiano, che conta quasi 500 soci e 15 denominazioni tutelate.