La Corte di Appello sancisce che i due prodotti cacio romano e Pecorino Romano sono diversi tra di loro e che il formaggio generico può così tornare a utilizzare la denominazione «romano». Così si può sintetizzare la sroprendente sentenza ottenuta dalla società «Formaggi Boccea srl» che nella giornata di ieri si è vista riconoscere dalla Corte d`Appello di Roma il diritto ad utilizzare per i propri prodotti caseari il marchio «cacio romano» che, secondo i giudici, non può essere confuso col «Pecorino Romano DOP» – tutelato dal Consorzio nato nel 1979 in Sardegna.
Smentita clamorosamente la decisione presa dal Tribunale di Roma che a settembre del 2018 aveva disconosciuto il marchio «cacio romano», proibendone l`utilizzo alla «Formaggi Boccea» e ordinando a quest`ultima «il ritiro dal commercio e la distruzione di tutti i prodotti» recanti la dicitura «cacio romano». I magistrati della Corte d`appello capitolina ricordano in premessa che l`uso del marchio è vietato solo se esso è «confusorio» o «dà vita a un agganciamento parassitario» a un altro marchio o, peggio ancora, è «ingannevole per i consumatori».
Invece, in questo caso, «la utilizzazione della denominazione “cacio”, accompagnata alla denominazione geografica “romano” – richiama la caciotta a pasta molle di latte anche vaccino» e «non determina, per le diverse caratteristiche dei due prodotti alcun rischio di confusione con la denominazione “pecorino romano”
che contraddistingue invece il noto formaggio di latte di pecora stagionato».
«Le parole “pecorino” e “cacio” non presentano alcuna similitudine fonetica e logica», aggiungono i giudici d`Appello, anche perché «la prima è una denominazione generica e la seconda individua una categoria di prodotto, avuto riguardo alla qualità del latte». Tirando le somme, non c`è alcuna possibilità di confusione di fronte ai consumatori concludono i giudici, mostrando con una minuziosa descrizione di conoscere davvero bene i due prodotti.
Fonte: Il Tempo