Dopo un percorso non facile e durato parecchi anni, la Calabria – con la sua straordinaria produzione olivicola – da poco più di due anni può contare sul marchio IGP Olio di Calabria. Per un contesto territoriale che con il 17% circa del totale nazionale rappresenta la seconda regione produttrice, un risultato che schiude enormi opportunità e che sta già consentendo di configurare la filiera agevolando l’aggregazione di produttori e prodotto. A Catanzaro, nella sede della Regione, il Consorzio ha avuto il battesimo del fuoco, con il primo appuntamento pubblico destinato ad evidenziare i risultati raggiunti, le criticità ancora da superare e gli obiettivi da centrare grazie al concorso di investimenti pubblici e privati.
Per il Presidente del Consorzio di Tutela, Massimo Magliocchi, “L’iniziativa è stata utile – anche per il concorso e la partecipazione delle autorità regionali, di esperti e delle organizzazioni di categoria – per ragionare assieme rispetto a una produzione che connota profondamente il paesaggio calabrese, costituisce occasione di lavoro e reddito, dispone di ampi margini di crescita.”
“La Calabria – ha sottolineato Magliocchi – conta su una superficie ulivetata che raggiunge i 184 ettari e sebbene si sia reduci da un’annata terribile, con un calo produttivo del 76,6%, non scontiamo strutturalmente e per fortuna, l’emergenza che sta invece interessando la vicina Puglia. In Calabria l’ulivo è da sempre un fattore identitario e allo stesso tempo l’albero attorno al quale, nel corso dei secoli, si è configurata prima un’economia domestica, poi una cultura rurale e infine, oggi, una filiera economica e occupazionale con numeri robusti e significativi.”
“I dati – continua il presidente Magliocchi – ci raccontano di come l’olivicoltura sia centrale per i destini della Calabria, il settore rappresenta il 25,2% del valore totale della produzione agricola regionale, siamo molto al di sopra della media nazionale e meridionale che si ferma rispettivamente a 3,9% ed al 9%; peraltro le aziende olivicole, ben 136.000, sono il 60% del totale delle aziende agricole regionali. Scontiamo, rispetto ad altre regioni, un ritardo dovuto ad alcune caratteristiche della filiera. Qui la produzione è estremamente frammentata, i frantoi sono ben 692 e cioè il 15% del totale nazionale, si fa con difficoltà aggregazione di prodotto ed è ancora debole la commercializzazione. Su ognuno di questi aspetti problematici, per la verità, stiamo facendo passi da gigante anche e soprattutto grazie al riconoscimento dell’IGP e all’avvio del Consorzio di Tutela; ancora scontiamo – con numeri troppo grandi – il problema della sofisticazione e contraffazione, ma dopo l’attività di certificazione, stiamo per avviare, finalmente, il sistema controlli”
Per il Presidente del Consorzio di Tutela ci sono poi altri aspetti sui quali occorre focalizzare l’attenzione, sia da parte degli imprenditori, quanto soprattutto delle istituzioni. “Non possiamo nascondere che produrre olio in Calabria ha costi enormemente superiori rispetto ai nostri competitor sia nazionali che internazionali, siamo ancora in ritardo sotto l’aspetto della meccanizzazione e c’è anche un tema di riconversione che va affrontato.Va da sé che il nostro territorio non si presta a coltivazioni superintensive, ma un ragionamento sull’intensivo va certamente portato a compimento, con indirizzi precisi, controlli serrati e sostegni importanti.
Per Magliocchi anche i produttori olivicoli calabresi pagano di tasca propria le dinamiche di un mercato che appare spesso schizofrenico e quasi sempre illogico. “Il prezzo riconosciuto ai produttori è sempre troppo basso, la competizione con le “offerte speciali” a marchio italiano è impossibile da sostenere; valga a tal proposito quanto sta accadendo sul fronte della raccolta: nel 2018, secondo l’Istat, la produzione totale è stata pari a 5.191.999 quintali, di cui 3.951.163 di raccolta. Tra il prodotto e il raccolto c’è una differenza molto, monto grande, causata dai costi di produzione e dai prezzi riconosciuti al sistema olivicolo regionale; nella vicina Puglia la differenza invece è minima, su una produzione annuale di 5.984.760 quintali la raccolta è di 5.725.110. Ma la Calabria- conclude Magliocchi – è anche la regione che ha performance da primato sulla produzione biologica, gli ettari sono 67.482, con prezzi che non garantiscono la giusta e doverosa diversità.”
Fonte: Consorzio di tutela olio Calabria IGP
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