Onnivori o vegetariani: chi è convinto delle proprie scelte alimentari non vuole compromessi quando ci si mette ai fornelli. È questa lettura di Carni Sostenibili dell’ultimo rapporto Coop, dove emergono alcuni dati significativi: i nostri connazionali preferiscono il cibo fresco e snobbano i surrogati vegetali delle proteine animali. La cartina tornasole è come sempre il carrello della spesa dove crescono le verdure, che segnano +8% rispetto all’anno precedente, e la carne, che torna a occupare spazio nelle scelte alimentari arrivando a +3,5%.
A passarsela invece meno bene sono i surrogati delle proteine animali, ossia quei prodotti di finta carne che, pur essendo di natura vegetale, evocano nel nome i prodotti carnei. Precipitano infatti negli acquisti i wurstel vegetali (-40,9%) e i piatti pronti sostitutivi delle proteine animali (-36,2%). Sembra finita anche la passione degli italiani per quei prodotti che erano definiti “la carne dei vegetariani”: cala di oltre l’8% il consumo di tofu e seitan.
Carni Sostenibili, l’associazione dedicata alla diffusione di corrette informazioni sul mondo delle carni, sottolinea che si tratta di “un’abitudine di acquisto che si accompagna anche con almeno due macrotendenze: quella che porta gli italiani a preferire i cibi freschi che ormai rappresentano il 57% dell’intera spesa alimentare e quella che fa del cibo di qualità un attributo indispensabile per il benessere per 7 italiani su 10″.
Un ritorno anche alla semplicità? Sembrerebbe di sì. “I sostituti della carne sono un miscuglio di ingredienti vegetali scelti per simulare la consistenza e il sapore della carne. Le proteine, in quantità più o meno simile, derivano o dai piselli o dalla soia, quindi di qualità inferiore a quelle della carne”, dice Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista. Secondo l’esperta, quindi, non è un caso che gli italiani non scelgano i surrogati, dove infatti “per migliorarne il gusto – prosegue la dottoressa – e la consistenza vi si aggiunge olio di cocco, arrivando a un apporto di grassi saturi superiore a quello di un hamburger tradizionale. È aggiunta poi anche una sostanza, la legemoglobina, per avere un contenuto di ferro adeguato e un sapore “metallico” simile a quello della carne, e una grande quantità di additivi, il cui effetto sinergico, non è ancora noto”.
Fonte: www.efanews.eu