Su come e quanto mangiare non mancano le informazioni, i consigli, le ricette. Meno si sa dell’economia del cibo, cioè dei numeri, delle imprese, dei coltivatori e delle eccellenze che rappresentano invece un’asse portante del successo del made in Italy.
In Italia l’agroalimentare è tra i primi settori manifatturieri del Paese per numero di imprese e per fatturato: 14o miliardi di euro nel 2018. Il solo valore della produzione agricola ha raggiunto 56,9 miliardi di euro, il più alto dal 2013, la migliore performance nella Ue dopo la Francia a 77,2 miliardi. Prevalgono le micro e piccole imprese che sono circa il 98% del totale. Anche se le prime 5o imprese del settore per grandezza raggiungono tutte insieme circa 30 miliardi di fatturato (il 22% dell’intero settore). Nel 2018, secondo i dati Istat, l’export dell’industria alimentare e delle bevande è stato di poco più di 34,4 miliardi di euro. Tra i volani dell’alimentare italiano ci sono le circa 2oo mila imprese e le oltre ottocento denominazioni DOP, IGP, STG e così via (sulle circa 3mila nel mondo). La spesa delle famiglie per prodotti alimentari e bevande calcolata dall’Istat è stata pari a 16o miliardi nell’ultimo anno ed è in continua crescita. I temi dell’alimentazione, della cucina, della cura dei piatti, del mangiar sano e delle diete sono ormai diventati oggetto di conversazione quotidiana e di informazione e approfondimento da parte di tutti i media. Obiettivo del progetto “Food” è anche quello di raccontare storie di eccellenza del made in Italy con focus e case history sui nuovi modelli di sviluppo aziendale, innovazione, ricerca e sviluppo, economia circolare e sostenibilità, tracciabilità e blockchain. E si indagherà anche su come cambiano i consumi, i sistemi di vendita, la distribuzione.
Il cibo e il vino, nei Paesi economicamente e socialmente più sviluppati, non sono più percepiti solo come generi di prima necessità, ma sono beni di consumo complessi e multidimensionali, che all’alimentazione associano aspetti edonistici e culturali, elementi di connotazione sociale e occasioni di conoscenza. Tutto ciò rende la domanda di prodotti alimentari meno sensibile al prezzo e più elastica rispetto al reddito, generando nuove opportunità per l’agroalimentare di un Paese come l’Italia, che vanta molti prodotti in grado di soddisfare questo nuovo approccio al cibo. La capacità di allargare oltre i confini nazionali il made in Italy agroalimentare è stata e sarà l’arma vincente per la crescita di molte imprese del settore.
Infine, un ulteriore tema chiave di sviluppo è la sostenibilità. Il paradigma dell’economia circolare offre numerose opportunità dal recupero dei sottoprodotti della trasformazione alimentare per creare materie prime in altre lavorazioni (tessile, altri alimenti, carta) all’innovazione del packaging per sostituire completamente o almeno ridurre l’uso di materiali con maggiore impatto ambientale. Innovare sarà dunque l’imperativo del settore e Food lo racconterà giorno dopo giorno.
Fonte: Il Sole 24 Ore