Generazioni di tedeschi l’hanno conosciuta e assaporata frequentando nei decenni la Riviera romagnola da turisti. Portare la Piadina romagnola IGP sugli scaffali dei loro supermercati è dunque un business a cui il Consorzio guarda con molte attese, visto e considerato che sono 61 milioni i potenziali consumatori di Piadina romagnola IGP in Germania. Solo in Italia, e ci mancherebbe altro, ci sono più “mangiatori” di Piadina…
Per questo da quest’anno il Consorzio sta investendo in maniera cospicua sulla promozione in quel paese. Eventi e fiere di settore, come la sei giorni di Anuga a ottobre, la più grande fiera al mondo per il food con oltre 160 mila visitatori da tutto il mondo e azioni di informazione e promozione sono infatti rivolte, dopo l’Italia (55%), proprio al mercato tedesco (33%) e, a seguire, a quello francese (12%).
«Oggi esportiamo in Germania lo 0,22% della piadina che produciamo – spiega Alfio Biagini presidente del Consorzio Piadina Romagnola IGP -, ma dopo la campagna di quest’anno contiamo di andare ben oltre il raddoppio nel prossimo futuro. In Germania la piadina la conoscono e abbiamo visto che c’è molto interesse da parte delle catene della Grande Distribuzione. I consumatori in generale apprezzano il cibo Made in Italy e anzi cercano sempre di più le certificazioni DOP e IGP perché si fidano».
Parlare di cibo e prodotti tipici in Francia e Germania, poi, è più facile che in altri paesi, in questo c’è una sensibilità comune con l’Italia e l’elemento “emotivo”, legato alle vacanze estive in Riviera che per molti sono un ricordo vissuto, come si diceva all’inizio, gioca la sua parte.
I concorrenti diretti che il “pane romagnolo” si appresta a sfidare, sono dunque l’autoctono Bretzel, diffusissimo dal Sudtirolo, Austria, Svizzera, Alsazia e in tutta la Germania, ma anche la più esotica tortilla che però ha già conquistato fette di mercato. La lotta è già in corso con la Piadina Romagnola IGP saldamente presente nelle principali catene tedesche della GDO: Lidl, Aldi, Kaufland, Rewe, Edeka, Schwarz e Metro.
Intanto, lo stesso Consorzio è al lavoro per una modifica del disciplinare significativa, che punta a includere sempre di più quelli che oggi non partecipano “alla partita”, ovvero i moltissimi chioschi, dall’entroterra alla riviera, che anzi in un primo momento non hanno vissuto bene la nascita del Consorzio. «Abbiamo bisogno dei chioschi e vogliamo che entrino a far parte del Consorzio – dice Biagini -, per questo a breve invieremo alla regione la proposta di modifica del disciplinare per accogliere anche le esigenze dei chioschi. Per la piadina da loro prodotta si potrebbe inserire la dicitura “tradizionale“, questa è la loro richiesta, non tanto perché venga prodotta solo manualmente, perché anche loro utilizzano macchinari per impastare o stenderla, ma perché con questo termine si indicherebbe la piadina cotta e mangiata al momento, non conservata. Speriamo che la proposta venga accolta e speriamo di saperlo fra cinque o sei mesi al massimo».
Intanto qualche chiostro ha cominciato a entrare in Consorzio. «Sarebbe importantissimo – conferma Biagini – e il Consorzio potrebbe aiutare anche loro nella promozione del prodotto, geolocalizzando i chioschi associati, promuovendoli e facendoli partecipare con noi a fiere ed eventi».
Fonte: Corriere Romagna