Censimento delle caldaie disponibili, elenco dei casari in pensione, e in estrema ratio, richiesta di deroga del disciplinare per la doppia cotta. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano si prepara ad affrontare l`emergenza coronavirus con una rete di solidarietà tra caseifici. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano si prepara ad affrontare l’emergenza coronavirus con una rete di solidarietà tra caseifici.
«Se un piccolo stabilimento dovesse essere messo in quarantena perché uno dei dipendenti viene colpito dal virus, il lavoro deve poter andare avanti. Le bovine vanno munte tutti i giorni, il latte va lavorato tutti i giorni. Quindi abbiamo effettuato il censimento delle caldaie dove poter produrre il formaggio e interpellato tutti i casari ormai in pensione, ma che possono dare il loro contributo per far andare avanti la macchina. Abbiamo messo in piedi una banca dati delle professioni da cui poter attingere in caso di mancanze di personale», spiega a ItaliaOggi, Nicola Bertinelli presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. «Il nostro latte non può essere né raffreddato e né congelato, deve essere lavorato subito, non si può aspettare. E allora dobbiamo sapere quante sono le caldaie inutilizzate dove portare il latte se un caseificio non può stare aperto, una sorta di solidarietà per il bene del sistema e del territorio. Una solidarietà che in queste terre è sicuramente possibile».
Se non ci sono problemi per quanto riguarda la logistica, «dal punto di vista operativo il decreto non ci blocca, non ci cambia nulla, perché il trasporto delle merci è consentito», si potrebbe per arrivare a non avere più caldaie a disposizione se venissero contagiati molti caseifici. E allora «pensiamo di chiedere al ministero delle Politiche agricole e all’Ue una deroga al disciplinare in base alla legge 1151/2012 che regola le Dop in caso di emergenze sanitarie. Adesso non è possibile, per un caseificio, effettuare due cotte di latte in una stessa caldaia in un giorno. La deroga consentirebbe di poter portare il latte in un altro caseificio e lavorarlo anche se è già stata effettuata una lavorazione». Il Consorzio, 2860 allevatori, il 16% della produzione di latte italiano, 3,78 mln di forme prodotte e ricavi per 41 mln di euro, deve affrontare anche il problema di come comunicare in tempi di zona rossa. «Con gli associati ci parliamo con tecniche di home office. Dobbiamo andare avanti e deve andare avanti tutta l’Italia. Questo è l’anno in cui comprare più possibile italiano».
Fonte: Italia Oggi