La Cina minaccia restrizioni su formaggi, carne suina e vini europei. Ma già oggi le barriere poste da altri Paesi (USA in testa) riducono di quasi la metà le vendite di prodotti agricoli.
Le barriere attuali già oggi costano all’agricoltura italiana oltre 40 miliardi di euro all’anno. E in questa direzione la speranza è che la diplomazia europea riuscirà ad evitare la minacciata applicazione dei dazi cinesi alle importazioni dei formaggi europei. Dopo che lo stesso colosso asiatico ha già avviato procedure su distillati da uva e carne suina. E, in effetti, è convinzione di molti che si possa intraprendere questa strada.
Il tempo, poi, c’è: passerà almeno un anno prima che l’istruttoria di Pechino si concluda. L’Italia casearia nel 2023 ha esportato formaggi per circa 80 milioni di euro. Maggiori preoccupazioni arrivano da altri fronti.
“Anche perché – ammonisce Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – in un mercato sempre più globale manca un sistema comune di regole. In assenza degli accordi internazionali di alcuni anni fa, andiamo sempre più verso relazioni bilaterali, col pericolo delle singole protezioni che ogni stato può attuare”.
Il tema dei dazi è tornato d’attualità, dopo le minacce cinesi come ritorsione alle restrizioni imposte dall’Europa all’import di auto elettriche. E non riguarda, infatti, solo le relazioni Bruxelles-Pechino. Le nubi maggiori arrivano dagli Stati Uniti. Chiunque vinca le presidenziali potrebbe adottare misure a tutela delle produzioni agroalimentari americane. Ma mentre Kamala Harris ancora non ne ha parlato, Donald Trump ha già annunciato che l’imposizione di dazi sarà uno dei suoi primi impegni.
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Fonte: Il Messaggero