Indicazioni Geografiche, negli USA si fa largo il concetto di sviluppo rurale e tutela delle piccole aziende agricole, proprio quello in cui l’Italia è leader con le DOP e IGP di punta nel panorama mondiale. Intanto i consumatori statunitensi più sensibili alla qualità dei prodotti.
Fino a qualche decina d’anni fa Pac e Farm Bill erano la contrapposizione tra modelli di politiche basate sugli aiuti accoppiati. In questa cornice di politiche basate sul sostegno diretto dei prezzi, UE e USA interpretavano la protezione dei propri settori strategici in modo specifico. L’Europa era vocata a proteggere il proprio mercato delle filiere continentali (carni, derivati del latte, seminativi), affiancando il sostegno delle specificità legate alle colture mediterranee. Gli Stati Uniti erano ancorati a una protezione interna vista come presupposto di una filiera agroindustriale da sviluppare nella leadership di export delle commodity agricole.
Poi, negli ultimi 30 anni, si è scavato il solco della divaricazione dei percorsi. Il modello a stelle e strisce è rimasto sostanzialmente identico nella visione, cambiando gli strumenti per sostenere i redditi: sostegno delle assicurazioni, dell’export e ulteriore ricerca della leadership tecnologica. Il Vecchio Continente, invece, al fianco della Pac ha espresso lo sviluppo e l’affermazione di una grande novità: la politica delle Indicazioni Geografiche.
Nel 2024, con l’approvazione definitiva del Reg. 1.143 di Riforma della Politica delle Indicazioni geografiche si completa l’evoluzione delle Ig da sistema di protezione della proprietà intellettuale dei nomi geografici a sistema moderno, potente e vincente di politica di sviluppo rurale.
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L’opportunità futura sarà quella di avviare terreni di collaborazione e sinergia per esportare negli Usa un modello di sviluppo rurale – quello delle Ig – in cui l’Europa è il riferimento a livello mondiale. Un percorso apparentemente complesso ma estremamente interessante anche per gli Usa nella prospettiva di cercare nuove chiavi di accesso al mercato europeo. In questa visione, una opportunità specifica è proprio nelle mani dell’Italia che – per prodotti e competenze dei Consorzi di tutela – custodisce il patrimonio di competenze più strutturato.
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Fonte: TerraeVita.edagricole.it