Il report, realizzato da un team di ricerca statunitense e siciliano, analizza l’Indicazione Geografica come strategia per rilanciare l’agricoltura su piccola scala, valutando le prospettive per le materie prime a Indicazione Geografica come meccanismo a valore aggiunto per l’agricoltura sostenibile.
Lo scopo del rapporto – realizzato da Petino (Università di Catania), Wilson (Indiana University Indianapolis, USA), Napoli (Accademia delle Belle Arti di Palermo) e Babb, Ipsen, Conway, Das, Czebotar e Knudsen (Indiana University Bloomington, USA) – è quello di trasmettere i risultati di un’indagine sulla capacità dell’Indicazione Geografica (IG) di aumentare la redditività dell’agricoltura su piccola scala nell’UE e negli Stati Uniti e, di conseguenza, rilanciare e sostenere le piccole comunità agricole in cui i produttori vivono.
L’UE ha da tempo adottato una politica che prevede l’utilizzo delle IG per differenziare i propri prodotti in Europa e nell’economia globale. Di conseguenza, c’è molto che possiamo imparare dalla loro esperienza. Gli Stati Uniti hanno relativamente poca esperienza in questo senso, ma esistono esempi.
Nel rapporto vengono esaminati tre casi in Sicilia (Pistacchio Verde di Bronte DOP, Limone di Siracusa IGP, Carota Novella di Ispica IGP) prima di passare ai casi negli Stati Uniti. La scelta della Sicilia è dovuta al fatto che, a differenza dei prodotti presenti nelle zone centrali dell’UE, in particolare in Francia, i prodotti siciliani tendono ad essere dichiarati relativamente recenti nell’elenco dei prodotti IG ufficiali dell’UE. Di conseguenza, è più facile comprendere il loro percorso verso la registrazione ufficiale e molte delle persone coinvolte rimangono in vita, consentendo così interviste in modo che il processo di registrazione possa essere compreso in dettaglio.
La ricerca europea indica che l’IG in genere aumenta il prezzo per i coltivatori e i trasformatori di prodotti IG, contribuendo così a garantire sia prodotti storicamente e culturalmente importanti sia le comunità che li producono, meno chiaro è il legame tra IG e cambiamenti sociali e ambientali.
Nella ricerca europea è stato anche notato che i prodotti con status IG sembrano essere più resistenti al duplice shock del cambiamento climatico e della pandemia di COVID-19: proprio come “l’economia di mercato agricola” negli Stati Uniti, la “Dop economy” in Europa ha protetto i produttori alimentari durante la pandemia. Inoltre, nuove iniziative agricole all’interno dell’UE legano sempre più la designazione IG all’economia verde attraverso l’inclusione di obblighi di “condizionalità sociale”.
Lo studio si conclude asserendo che il sistema delle IG dell’UE sia interamente esportabile e che, nonostante l’IG non rappresenti una panacea, sia un valido strumento per rivitalizzare l’economia rurale degli Stati Uniti.