L’Ascom spinge il Parco a qualificare l’eccellenza alimentare degli ungulati. L’ostacolo: dal macello convenzionato gli animali “trattati” sono sempre meno.
Da criticità a risorsa, almeno dal punto di vista enogastronomico. La carne dei cinghiali dei Colli, peraltro già apprezzata per la particolarità del proprio sapore, rispetto alle caratteristiche più “decise” degli esemplari della Maremma, potrebbe diventare una nuova attrattiva per la già ricca tavola dei prodotti locali.
È quanto propongono i rappresentanti del settore terziario, attraverso Ascom Confcommercio delle città murate della Bassa Padovana, all’Ente Parco Colli. Per le aziende di ristorazione e per la rete del commercio alimentare locale, insomma, il cinghiale troverebbe un posto molto più congeniale all’economia locale sulle tavole più che nei terreni coltivati.
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Il progetto per la promozione e qualificazione con tanto di marchio di qualità del cinghiale dei Colli, è già da anni ai nastri di partenza. E approderà finalmente al traguardo entro la prossima estate, quando il l’Istituto per la sicurezza e qualità alimentare (Csqa) di Thiene, rilascerà il marchio in grado di attesterà la tracciabilità e la salubrità delle carni “autoctone”.
La certificazione delle carni a chilometro zero e la loro provenienza “doc” resta tuttavia per Ascom solo la premessa delle successive azioni da svolgere.
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Fonte: Il Gazzettino – Padova