Dall’estero acquisti per 4 miliardi di euro, le nostre vendite si fermano a 390 milioni. Lo stock nazionale copre solo il 20% dei consumi.
Le statistiche dicono che questa è l’ultima settimana per mangiare pesce sicuramente pescato nei nostri mari. Ogni anno, tra metà e fine aprile, è come se si esaurisse lo stock ittico italiano che non copre neanche il 20% del consumo. Per il resto dipendiamo dall’estero da cui importiamo per un valore di circa 4 miliardi di euro, a fronte di esportazioni per meno di un decimo (390 milioni di euro).
Il giro d’affari complessivo delle marinerie italiane si aggira intorno a 700 milioni di euro. Così, pur essendo i maggiori consumatori europei di pesce (25 kg pro capite l’anno, contro la media di 23), la situazione peggiora costantemente da 15 anni.
“Nel 2030 – denuncia Paolo Tiozzo, vicepresidente di Fedagripesca Confcoooperative – oltre 9 prodotti ittici su 10 sulle tavole degli italiani potrebbe essere di importazione per mancanza di imprese e di lavoratori della pesca”.
La maggiore organizzazione del settore punta il dito contro i troppi divieti e le poche misure di sostegno alla pesca italiana che arrivano dall’Europa. Non mancano, però, le esperienze positive, tant’è che alcune “buone pratiche” di sostenibilità ambientale e di gestione delle risorse, saranno in mostra da martedì a giovedì al Seafood Expo Global di Barcellona, il più importante evento internazionale del comparto.
Il padiglione a cura del ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare ospiterà 85 imprese e otto Regioni (Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Sardegna, Toscana e Veneto).
L’Italia arriva a Barcellona avendo già speso, come previsto, gran parte dei circa 500 milioni del programma finanziato dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi per il periodo 2021-2027. L’obiettivo del piano è quello di rinnovare la marineria italiana così da fare crescere la produzione annua (262.641 tonnellate lo scorso anno, per il 50,4% generate dal comparto pesca e per il 49.6% dall’acquacoltura, secondo le rilevazioni del Masaf).
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Fonte: Il Messaggero