Infuria lo scontro tra l’Ivaci e i Consorzi di tutela sulla paternità della domanda di riconoscimento. Grosoli: “Il governo sostiene l’istanza? Il ministro Sangiuliano non è informato. Se ne parla dal 2019”.
La paternità della richiesta di riconoscimento dell’Aceto Balsamico quale patrimonio immateriale dell’Unesco continua a fare discutere.
A fronte della dichiarazione dell’Ivaci (Istituto valorizzazione aceti e condimenti Italiani) di “aver stimolato questo riconoscimento”, citando l’intervento di Stefano Galli consigliere per gli enti locali del del ministro della Cultura, che ha annunciato ufficialmente il sostegno del Governo italiano interviene Mariangela Grosoli, Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP: “Evidentemente il ministro Sangiuliano non si è documentato bene o si è confuso pensando di essere nella platea giusta ossia quella dei Consorzi di tutela.
La domanda è già al ministero dal 2019 come prima istanza e nel 2023 è stata riproposta e il comitato che la propone è composto dai due soggetti che soli possono per legge fare promozione, i Consorzi di tutela del balsamico IGP e DOP”.
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Posizione ribadita da Cesare Mazzetti, presidente di Acetum e della Fondazione Qualivita: “Ad aprile entrerà in vigore la riforma europea in tema di indicazioni geografiche che, ribadendo quello già sancito dalla normativa italiana (decreto legislativo 297/2004), prevede l’attribuzione delle attività di promozione e valorizzazione del Balsamico solo ai Consorzi riconosciuti e alle associazioni autorizzate da questi ultimi“.
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Fonte: Il Resto del Carlino – Modena