Il Consorzio conferma l`aumento di produzione e consumi. Il 46% del fatturato è garantito dal retail grazie al pre-affettato.
A tavola è considerato il re dei salumi. Stiamo parlando del Culatello di Zibello DOP, capolavoro dell’arte norcina e del gusto. Rappresenta una delle eccellenze italiane in campo alimentare grazie al suo sapore intenso, frutto di una lavorazione artigianale che avviene, non potrebbe che essere così, in gran parte a mano.
Prodotto con carni di primissima scelta, il Culatello di Zibello DOP nasce dalla parte più nobile della coscia del suino. Il segreto della sua qualità va ricercato nella peculiare esclusività della lavorazione e nel particolare clima della sua zona d’origine: l’alternanza tra lunghi periodi umidi e nebbiosi, e altri torridi e afosi, costituisce il fattore determinante per la giusta maturazione e l’ottimale stagionatura del prodotto. Parliamo della Bassa Parmense, quella fascia di terra adagiata lungo le sponde del fiume Po.
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“Il Culatello di Zibello DOP prosegue nella sua affermazione di prodotto di eccellenza. Merito anche delle ottime performance del pre-affettato che ci ha permesso una maggiore penetrazione del prodotto nelle catene retailer”, aggiunge Romeo Gualerzi, presidente del Consorzio di Tutela.
Un settore, quello citato da Gualerzi, in grande crescita per il Consorzio. Nel 2023, infatti, quasi la metà dei culatelli è stata destinata al preaffettato, rappresentando il 46% dell’intera produzione annua con 37.424 pezzi affettati sugli 81.324 complessivi e oltre un milione di vaschette immesse sul mercato, per un valore di 10 milioni di euro al consumo.
Un vero e proprio boom, considerando come nel 2017 la percentuale affettato rappresentava solo l’8,7% della produzione complessiva, per un valore di 1,6 milioni di euro.
Romeo Gualerzi aggiunge “il comparto del preaffettato è in costante crescita, velocizza le operazioni di acquisto, preserva le qualità organolettiche del prodotto ed evita gli sprechi“.
Ancora: “Le aspettative per il 2024 sono rosee, nonostante la previsione di un ulteriore incremento dei costi della materia prima, a maggior ragione considerando la minor disponibilità di suini che rispettano i parametri della DOP”.
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Fonte: Quotidiano Nazionale – Economia e Lavoro