Il presidente Busi: “La rivolta dei trattori è un sintomo, urgente abbattere la burocrazia”. Il direttore Bani: “Nel 2023 vendute 3 milioni di bottiglie in più rispetto a 2019”
“La rivolta dei trattori è un sintomo. È il segnale che il settore sta arrivando al limite della sopportazione. Dal nostro punto di vista, quello che viviamo come un peso è la burocrazia, perché pone dei forti limiti alle imprese. Le istituzioni dovrebbero promuovere la ricerca in agricoltura, invece la burocrazia la rallenta. Abbiamo bisogno di uno Stato che sia veloce e agile come lo sono le imprese, magari di più. Se fosse così, potremmo fare grandi cose”.
A dirlo è stato Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino chianti, parlando al margine del Chianti Lovers & Rosso Morellino, l’anteprima che si sta svolgendo oggi alla Fortezza da Basso.
“La scienza e la ricerca – ha aggiunto Busi – saranno gli strumenti con cui supereremo le difficoltà del settore. Perché si tratta di difficoltà legate ad agenti esterni, come il cambiamento climatico o la minore capacità di spesa delle famiglie. Mentre la qualità della produzione è rimasta di altissimo livello. Partiamo dal cambiamento climatico: la ricerca ci darà l’opportunità di utilizzare materiale vivaistico che possa resistere alla siccità e alle temperature più alte, alle malattie”.
“Per quel che riguarda il mercato – ha continuato il presidente del Consorzio Vino Chianti – il nostro settore sta subendo i contraccolpi dell’inflazione, dei tassi alti di interesse, del costo delle bollette. Su questo, ovviamente, non possiamo intervenire. Servono politiche che riescano a far tornare il denaro nei portafogli delle famiglie. All’interno del nostro consorzio, poi, stiamo studiando nuove tipologie di Chianti da poter mettere sul mercato. Calpestiamo i nostri marciapiedi da mattina sera, conosciamo il mercato. Non stiamo certo ad aspettare l’accadere degli eventi”.
“Per quel che riguarda i nuovi mercati – ha spiegato Busi – come un po’ tutti i vini italiani oggi siamo poco presenti in Sudamerica, ma in quell’area ci sono le potenzialità per un incredibile sviluppo, perché la denominazione del Chianti è molto apprezzata. Per quanto riguarda l’Asia, la Cina sarà un Paese a cui dobbiamo guardare con grande attenzione, così come al Vietnam, dove l’apprezzamento per il Chianti sta crescendo in maniera esponenziale. Non possiamo trascurare i mercati esteri perché sono importanti quanto quello italiano. È necessario fare maggiori investimenti, maggiore promozione, maggiore pubblicità”.
Ad illustrare le prospettive del Consorzio Vino Chianti per il 2024 è stato invece il direttore Marco Alessandro Bani.
“A gennaio 2024 – ha detto – abbiamo registrato una crescita del 21% di vendite rispetto a gennaio 2023. Siamo partiti col piede giusto, l’importante è mantenere il ritmo e la tendenza”.
“Dopo un 2023 che si è chiuso con un’ulteriore riduzione delle vendite – ha spiegato Bani – il 2024 mostra segni di recupero. Per capire davvero dove andrà il mercato, serviranno ancora alcuni mesi. Dai primi dati, però, abbiamo verificato che c’è un aumento del volume delle vendite del vino di Chianti. E, soprattutto, c’è un aumento dei prezzi medi di vendita del 5-6% e questo è di aiuto alle aziende, che stanno affrontando un periodo non semplice, anche e soprattutto per i contraccolpi sui mercati esteri delle crisi internazionali. Se guardiamo i dati della grande distribuzione, nel 2023 abbiamo venduto 3 milioni di bottiglie in più rispetto a 2019. La grande distribuzione rappresenta uno dei principali canali di sbocco della della nostra denominazione. Per cui guardiamo al futuro con positività”.
Fonte: Consorzio Vino Chianti