In un mercato prevalentemente caratterizzato da segni negativi, è difficile discernere tra problematiche congiunturali e strutturali.
Durante l’ultimo Congresso di Assoenologi, tenutosi a Brescia il 24 e 25 novembre scorsi, è intervenuto anche Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, con una relazione sullo scenario attuale e le prospettive di mercato dei vini italiani.
I dati presentati da Pantini (relativi ai primi 9 mesi del 2023) erano in larga misura di segno negativo; basti citare il -9,1% dei nostri vini fermi nei primi 12 mercati mondiali, ma anche il -3,8% degli spumanti, che fino a poco tempo fa rappresentavano la categoria più performante.
Praticamente tutti i mercati vanno male, a partire dal più importante, gli Stati Uniti, che segnano una perdita del 9,1% in valore e del 13% in volume. La Germania potrebbe apparire un po’ migliore, ma se si considera l’aumento di uno striminzito 0,8% in volume che però perde il 5% in valore, ciò significa che si è importato qualcosa in più rispetto allo stesso periodo del 2022, ma a prezzi più bassi.
Pertanto, se dovessimo trovare qualche consolazione, potremmo dire che tutti i Paesi produttori ed esportatori stanno andando male (il cosiddetto “mal comune mezzo gaudio”) e noi, rispetto a loro, siamo messi leggermente meglio: infatti, rispetto al nostro -0,7% in valore, la Francia è al -1,3%, la Spagna al -3,8%, l’Australia al -16,5%, il Cile e il Sudafrica addirittura registrano cali superiori al 26%.
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Fonte: Wine Meridian