Lo studio della Bocconi. Risultati dal secondo anno: allarme degrado, ma è lento il rinnovamento delle terre
“Per decenni ci si è concentrati sul miglioramento degli input esterni con cui aumentare la resa di un terreno – prodotti e tecnologie -, trascurando la salute stessa del suolo. Nell’alveo del Po, fra le aree più sfruttate in maniera intensiva, la sostanza organica contenuta nel suolo non di rado è intorno allo 0,5 %. Sotto l’1% un campo si considera agronomicamente desertificato, ovvero sterile, arido, incapace di assorbire e trattenere l’acqua”.
Il professor Vitaliano Fiorillo, direttore dell’Invernizzi Agri Lab dell’Università Bocconi, parte da qui per raccontare il ventaglio di ricerche attorno al suolo – alcuni studi sono ancora in corso – che l’Agri Lab presenterà al suo evento annuale il 14 novembre a Milano, e che il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare. Fra queste, verrà presentato un indice di valutazione economica dei terreni che parte dall’analisi del loro stato di salute e dalla qualità dei servizi ecosistemici che forniscono (mitigazione del rischio idrogeologico, controllo del microclima, cattura di Co2), mettendo l’accento sulle tecniche per migliorarne efficienza e qualità.
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Fonte: Il Sole 24 Ore