Lo scenario. Aumento delle temperature, siccità, eventi estremi rendono possibile coltivare la vite a nuove latitudini e impattano sulle aree tradizionali
“Qualche anno fa fece molto rumore la scoperta che nel sud dell’Inghilterra si fosse cominciato a produrre spumante. A distanza di qualche tempo stiamo scoprendo che quegli spumanti sono ottimi, in qualche caso, straordinari”. L’esempio riportato da Attilio Scienza, docente di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano, testimonia come il cambiamento climatico stia modificando profondamente la produzione divino nel mondo.
Sta cambiando le geografie rendendo possibile coltivare la vite laddove fino a non molto tempo fa sembrava impensabile e, al tempo stesso, sta rendendo critiche le condizioni produttive in aree storiche dove i filari sono invece presenti da secoli e sono parte integrante del paesaggio. Uno scenario nuovo che può modificare in maniera significativa gli assetti di un settore, l’industria globale del vino, che vale 333 miliardi di dollari. Il cambiamento climatico impatta in maniera diversa a seconda delle latitudini e pone via via sfide differenti.
L’innalzamento delle temperature accompagnato alla siccità, ad esempio, mentre sta penalizzando i territori viticoli nel sud del Vecchio continente e alcuni nuovi Paesi produttori, come Australia e Nuova Zelanda, dove i filari appaiono in un futuro non lontano a rischio estinzione, sta d’altro canto riportando nel novero delle aree viticole Paesi dove era inusuale vedere un vigneto.
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Fonte: Il Sole 24 Ore
Crediti foto: Raw Pixel