Le etichette esclusive restano appannaggio di pochi eletti mentre al supermercato i prezzi si livellano verso il basso: le bottiglie di medio valore, dai 15 ai 30 euro, sono quelle più in crisi ma sono anche fonte delle storie più belle e rappresentative che rendono il vino poesia
Il momento economico attuale, tutt’altro che entusiasmante, ha sparigliato le carte anche in questo settore, in cui regole e gerarchie erano date per assodate. Risulta oggi evidente un riposizionamento nelle vendite dei vini. Una fetta minoritaria di etichette esclusive resta alla portata di pochi facoltosi appassionati, mentre, ai piedi dell’Olimpo, la grande distribuzione allarga a dismisura la base, costituita da proposte enologiche a basso o bassissimo costo, talvolta senza né arte né parte.
A trovarsi in difficoltà sono i vini di fascia intermedia, quelli che, sulla carta, costituiscono il grosso della produzione vitivinicola italiana, e che, appena qualche anno addietro, dominavano sugli scaffali delle enoteche: solide bottiglie di territorio, dispensatrici di organolettiche certezze, il cui prezzo oscilla tra 15 e 30 euro. Di fatto, insieme alle denominazioni di punta (Barolo, Brunello, Amarone), questa fascia ha sempre definito il vino italiano di qualità. Per ora si tratta, più che altro, di una contrazione della domanda, conseguenza del mutato contesto socio-economico del Paese, ma, se il trend non dovesse invertirsi, prima o poi assisteremmo, inevitabilmente, a una diminuzione dell’offerta in tale segmento. In altre parole, la crisi avvertita dalla classe media dei consumatori si riflette nella crisi della classe media dei vini.
di J.Bastianich e T. Gaia
Fonte: G – I piaceri del Gusto
Crediti foto: Pugliain