Il Monte Amiata è l’ultima frontiera del vino toscano. Non è da ieri che la viticultura si è spinta fin sull’ex vulcano che domina la Maremma e la Val d’Orcia, ma ora a muoversi sono i grossi calibri di Montalcino.
La prima azienda a produrre vini degni di nota al di qua dell’Orda è stata il Castello di Potentino, sotto Seggiano. I proprietari cedettero Montepò ai Biondi-Santi proprio per investire in una zona più fresca. Tre anni fa invece è cominciata la ricerca della famiglia Angelini, proprietaria di Altesino e Caparzo a Montalcino, di Borgo Scopeto nel Chianti Classico e di Doga delle Clavule in Maremma.
“Abbiamo rilevato il borgo di Titena sopra Seggiano – spiega Alessandra Angelini, Ceo di Altesino – Ci sono voluti tre anni per acquistarlo. Ci sono 5,5 ettari piantati, ma ne metteremo a dimora 25 con l`obiettivo di arrivare a 5o. Si va da 50o a 800 metri. Pianteremo il clone Montosoli di Sangiovese, ma vogliamo produrre anche un bianco importante nelle zone più alte, a base di Sauvignon Nane”.
Sul prezzo c`è molto riserbo, ma pare che la terra non ancora vitata si aggiri intorno ai 13 mila curo all`ettaro. A Montalcino un ettaro vitato, ammesso che lo si trovi, viaggia ormai a ridosso del milione di curo. Ma anche sull’Amiata “i prezzi si sono già alzati”.
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Fonte: Corriere Fiorentino