Prima le piogge hanno causato alcune malattie tipiche della vite in molte regioni, poi il periodo di caldo e le grandinate hanno reso impossibile stimare come andrà la vendemmia 2023. In calo export e consumi.
Quella 2023 si annuncia come una vendemmia complessa soprattutto da prevedere. Le abbondanti piogge primaverili hanno lasciato in eredità una vegetazione rigogliosa visibile a occhio nudo in tutto il Paese e, nei vigneti, i presupposti di una produzione ricca. D’altro canto, però, insieme alle piogge sono tornate, dopo due anni di stop causa siccità e caldo, le malattie della vite.
«La vigna italiana è in vaste aree sotto attacco della peronospora – hanno commentato Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini – un fungo che sta recando danni considerevoli in diverse regioni italiane. In Abruzzo e Molise si prevedono perdite fino al -40%, in molti areali di Marche, Basilicata e Puglia sono attesi cali nell’ordine del -25-30%. Difficile anche la situazione in Umbria, Lazio e Sicilia e, in parte, in Toscana. In generale, grande sofferenza per il vigneto biologico che rappresenta quasi il 2o% dei filari italiani che risulta in gran parte compromesso».
«A proposito del ritorno delle malattie ha commentato il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella qualcuno sarebbe tentato di dire che non tutti i mali vengono per nuocere. Ma non è così. Se c’è troppa uva calano i prezzi e questo riduce il reddito dei viticoltori. Ma se non c’è uva gli agricoltori restano senza alcun reddito. E in alcune aree soprattutto del Centro-Sud si parla di cali anche del 6o per cento. L’unico modo per cercare di limitare i danni è attuare una attenta conduzione scientifica del vigneto. Dobbiamo ricorrere sempre più alla viticoltura di precisione e affidarci alla ricerca e all’innovazione per adattare la vigna ai cambiamenti climatici».
Inoltre le elaborazioni di Ismea e Unione italiana vini parlano di un mercato difficile per il vino italiano. Nel primo quadrimestre l’export ha registrato un -o,7% in volume e un +2% in valore. Divaricazione ancora più ampia nella grande distribuzione italiana dove nei primi sei mesi dell’anno sono calate del -3,9% le quantità vendute mentre il fatturato è cresciuto del +3,5%. E i segni positivi sono legati soprattutto all’inflazione.
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Fonte: Il Sole 24 Ore