Ambasciatrice dell’Italia nel mondo ma anche presidio dei piccoli territori dello Stivale, la Dop economy è il fiore all’occhiello della produzione agroalimentare italiana. Un settore che nella sua duplice vocazione, internazionale e locale, tutela il passato ma gode di un prospero futuro. Mangimi&Alimenti ha raccolto il punto di vista di Cesare Baldrighi, presidente Origin Italia, l’Associazione che riunisce i Consorzi di Tutela dei prodotti agroalimentari DOP IGP italiani.
Quanto è importante la Dop economy per il comparto agroalimentare italiano?
“È importante il prestigio che questi prodotti hanno e il loro effetto trainante nei confronti di tutto l’agroalimentare perché sono i prodotti con la migliore riconoscibilità a livello internazionale, oltre che nel nostro mercato. La Dop economy ha un doppio fattore di resilienza: negli acquisti e nella produzione. Una resilienza non solo commerciale, perché i dati ci dicono che sono andati bene durante la pandemia, ma anche nei fattori produttivi, perché essendo prodotti legati al territorio non sono stati penalizzati dalle limitazioni degli spostamenti. Non bisogna poi dimenticare il valore dei prodotti DOP e IGP sull’economia del territorio, come forma di presidio spesso di aree marginali. Queste produzioni hanno un valore di carattere economico e sociale, perché portano ricchezza in una determinata zona, ne difendono la cultura e perché mantengono sul territorio le persone che ci lavorano. Esiste infine un aspetto di tipo ambientale: presidiare i territori vuol dire anche tutelare l’ambiente”.
Le certificazioni DOP e IGP costituiscono una “garanzia” per i prodotti che riportano questi marchi e per i consumatori. Quanto sono importanti queste certificazioni soprattutto sul mercato globale?
“I prodotti a indicazione geografica possono vantare un processo di certificazione e valutazione della qualità dei processi produttivi che li distinguono da tutti gli altri prodotti. Purtroppo questo aspetto è molto chiaro agli operatori del settore, ma molto meno al grande pubblico. Dovremmo migliorare ulteriormente la percezione della qualità delle indicazioni geografiche”.
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Fonte: mangimiealimenti.it