Non c’è più soltanto il Sud del mondo: la proposta del commercio solidale ora coinvolge anche nostri i produttori In Puglia e Toscana le prime aziende accreditate nella rete «Equo Garantito»
Non solo caffè dal Nicaragua o cacao dalla Bolivia. Ma anche pomodori coltivati in Puglia e olive raccolte in Toscana. La nuova frontiera del commercio equo e solidale parla italiano. Se tradizionalmente il fair trade, avviato negli anni Sessanta, riguardava esclusivamente gli scambi etici con i Paesi del Sud del mondo, oggi iniziano a farsi spazio anche i produttori locali italiani.
La filosofia è quella di sempre: giustizia sociale al posto del profitto, divieto di ricorrere al lavoro minorile, lotta a sfruttamento e povertà, sviluppo sostenibile, cura per l’ambiente. Una prassi che non potrebbe funzionare economicamente se non poggiasse su consumatori consapevoli, che esigono di acquistare prodotti buoni e giusti. Questo mercato non convenzionale vanta in Italia un fatturato annuo di quasi 1 milione di euro, raggiungendo 500 lavoratori, 200 punti vendita, 3.500 volontari e 28mila associati. Il riconoscimento formale di commercio equo e solidale anche ai produttori del Bel Paese è recente. Due le realtà accreditate: la cooperativa «Pietra di scarto» di Cerignola che ha sede nel Laboratorio di legalità Francesco Marcone, bene confiscato alla mafia, e il «Frantoio del Parco» sulle colline del Parco regionale della Maremma, dove i soci hanno recuperato un antico uliveto.
Gaga Pignatelli, coordinatrice di Equo Garantito, l’associazione di categoria del settore che quest’anno compie 20 anni e che certifica quello che è etico e quel che non lo è, parla di una piccola grande rivoluzione. «Il commercio equo solidale è nato per contrastare le disuguaglianze dall’altra parte del mondo – ricorda – ma anche dietro casa nostra c’è molto da fare per creare opportunità ai produttori più svantaggiati, garantire responsabilità, trasparenza e prezzi equi all’acquirente finale». «Nel 2018 i 65 soci, di cui 9 importatori e 54 Botteghe del Mondo, di Equo Garantito – racconta la referente – hanno approvato la proposta di includere fra gli associati anche produttori italiani, ampliando lo storico focus geografico di Africa, Asia e America Latina. Poi il processo di inclusione di nuovi soci è stato rallentato dalla pandemia». Ora qualcosa si muove: «Altri 8 produttori italiani hanno avviato l’iter per entrare nella nostra rete». Intanto, la parola d’ordine di «Pietra di Scarto» è riscatto.
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Fonte: Corriere della Sera