Intervista al filosofo Kohei Saito che ha reso Pop con un best seller l’autore del Manifesto finora ignorato in Giappone: “meno co2? Prima la settimana corta e il tetto al redditi”
L’aggettivo giusto per parlare di Marx in Giappone è più marziano che marxiano. Nel senso che la sua predicazione, in un Paese governato dai conservatori negli ultimi settant`anni, era tendenzialmente aliena.
Fino a due anni fa, quando Kohei Saito, un trentacinquenne professore di Filosofia, proprio a partire dalla rilettura dei saggi sull`ecologia del coautore del Manifesto del partito comunista, ha pubblicato Il capitale nell`antropoce- ne in cui propone una radicale correzione del sistema che mette il mercato al centro di tutto.
Mezzo milione di copie dopo, traduzioni che stanno per arrivare in decine di Paesi (anche in Italia entro il 2023), una promozione accademica dall’Università di Osaka a quella di Tokyo, abbiamo fatto una chiacchierata Zoom con l`uomo che, a quanto pare, sta riuscendo – almeno in libreria e nel dibattito – a togliere lo stigma di una tristezza confinante con la sfiga al concetto di “decrescita“.
Allora, che c’entra Marx e quando ha deciso di arruolarlo?
“Nel 2017 avevo fatto la mia dissertazione dottorale sui suoi scritti ecologisti. Poi il lockdown ci ha mostrato come si potessero cambiare in fretta le nostre abitudini e ho pensato che i tempi fossero maturi per riprendere il discorso. Inizialmente Marx immaginava come unica alternativa al capitalismo il comunismo, le cui incarnazioni sovietiche e cinesi gli sono valse una meritata cattiva reputazione. Ma in scritti successivi si è occupato anche di decrescita, come modello più stazionario e sostenibile di produzione e consumo». Ecco, da noi basta nominare quel termine per far scattare reazioni ridicolizzanti: «Ci vogliono riportare al Medioevo!”
Fonte: Il Venerdì de la Repubblica