Carne vegetale: Beyond Meat, la prima società che ha investito sul “plant-based food”, ha perso l’83% del valore in Borsa dopo anni di crescita esponenziale. Eppure altre aziende stanno, lentamente, crescendo. In modo diverso.
Vegetariani e vegani avevano trovato il modo di assaporare gusti nuovi e attraenti migliorando la dieta proteica senza violare le loro regole. Per gli animalisti era la soluzione ideale per porre fine al trattamento crudele degli animali d’allevamento. A tutti gli altri veniva offerta la possibilità di diventare flexitarian: nuovo vocabolo inventato per descrivere chi, pur non volendo rinunciare al gusto delle carni bovine, suine, del pollo o di altri derivati animali, dalle uova al latte, è disposto a sostituire, almeno in parte, tutto ciò con nuovi alimenti a base vegetale che ne imitano gusto, apparenza e consistenza: cibi meno dannosi per l’ambiente (gli allevamenti sono giganteschi produttori di CO2) e per la salute dell’umanità (incidenza delle carni su varie patologie a partire da quelle cardiovascolari).
Tre anni fa quello del plant based food – carni e altri alimenti basati su proteine e fibre derivanti da piante come piselli verdi e gialli, ceci e soia – sembrava poter diventare il nuovo Eldorado dell’alimentazione mondiale. Oltre che salutare, consumare carni alternative stava diventando trendy grazie alle celebrity apripista del nuovo mondo: Benedict Cumberbatch votato come vegano più avvenente del 2018, anno in cui altri artisti celebri, come Beyoncé annunciavano di aver messo al bando le carni dalla loro dieta. Seguite, poi, da personaggi come Billie Eilish e Ariana Grande, mentre Katy Perry sollevava nuvole di polemiche per aver trascinato nel veganesimo anche il suo cane («Nugget condivide il mio viaggio»): una diversa forma di crudeltà nei confronti di esseri indifesi secondo altri gruppi di animalisti.
Dal 2019 il business delle carni alternative ha registrato tassi di crescita esplosivi anche perché ad alimentarlo sono arrivati i grandi nomi delle tecnologie digitali, da Bill Gates al fondatore di Twitter, Jack Dorsey. E quando Jeff Bezos ha deciso di investire nella startup NotCo, lo hanno seguito anche campioni della Formula i e del tennis come Lewis Hamilton e Roger Federer. La crociata contro le carni è arrivata fino al calcio: dagli spagnoli Sergio Busquets e Sergi Roberto che hanno investito in una startup vegana di Barcellona, Heura, a Chris Smalling, vegano anche lui, con ForGood, la sua società di venture capital che investe in nuove iniziative del plant based food.
Eppure questo promettente mercato, esploso nel 2019 e 2020 con tassi di crescita del 60-70 per cento, negli Stati Uniti si è stabilizzato nel 2021 e quest’anno, almeno per i sostituti delle carni, registra una flessione del 1o per cento. A fare notizia è soprattutto la parabola di Beyond Meat, la società apripista del settore che, dopo anni di crescita fantastica, nel 2022 è arrivata a registrare una flessione in Borsa addirittura dell’80 per cento mentre la riduzione di domanda e produzione ha portato al licenziamento del 19 per cento della forza lavoro.
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Fonte: Sette – Corriere della Sera