Vendemmia 2022: uve sane, ma cali importanti in vaste aree di Veneto, Sicilia, Emilia-Romagna e Lombardia. In controtendenza Toscana e Puglia.
Siccità più o meno ovunque e temperature sopra la media che, in buona parte, limiteranno la quantità delle uve in cantina e la loro resa in vino. Ma anche una sostanziale assenza di malattie fungine che, al netto di alcune recrudescenze di flavescenza dorata e mal dell’esca che un po’ preoccupano, fanno pensare che i grappoli che diventeranno vino potranno garantire una qualità interessante.
Nell’impossibilità di tracciare una linea comune tra i tanti territori ed i mille vitigni italiani, è questa la cifra generale che caratterizza la vendemmia 2022. Che, al netto del grande clamore mediatico che questo lavoro agricolo, come nessun altro, è in grado di calamitare grazie all’allure e al prestigio del vino, se per alcune varietà bianche precoci ed in alcuni territori è in corso da tempo, deve ancora entrare nel grosso che, più o meno ovunque, partirà da dopo metà settembre. E’ questo, almeno, il quadro di sintesi che arriva dalle “Previsioni Vendemmiali 2022”, firmate da Veneto Agricoltura e Regione Veneto, in collaborazione Arpav, Crea e Avepa, con focus sul Veneto, Regione leader del vino italiano per produzione (10,9 milioni di ettolitri nel 2021, più o meno un quarto del totale nazionale) ed export (con 2,5 miliardi di euro nel 2021, il 35% del totale italiano), ma con testimonianze anche da Piemonte, Lombardia, Toscana, Puglia, Sicilia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e non solo.
Con un quadro che, al di là di numeri suscettibili, come sempre, di essere cambiati anche profondamente dal meteo delle prossime settimana, impone una volta di più delle riflessioni sul futuro della viticoltura italiana, che deve ripartire dalla conoscenza profonda del territorio, come sottolineato da Diego Tomasi, ricercatore del Crea e direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, che ha parlato in rappresentanza del sistema dei Consorzi di Tutela del Veneto: “tutti si stanno focalizzando sulla mancanza d’acqua e sullo stress idrico, sottolineando l’importanza di poter irrigare. Ma l’acqua non è l’elemento più importante, o quanto meno non è sufficiente, perchè come abbiamo visto, in molte situazione lo stress termico portato dalle alte temperature ha sovrastato il tema idrico. Non è un caso che in Sicilia e al Sud, in generale, si stiano sperimentando sistemi di copertura per limitare l’esposizione ai raggi del sole quando necessario. Ma dobbiamo lavorare anche su pratiche agronomiche. Per esempio, il fatto che, a causa del grande caldo e della poca acqua, non ci sia stata fino ad ora una grande attività vegetativa della pianta, a suo modo ha aiutato la vite a resistere, e questo ci deve far riflettere, per esempio, sulle concimazioni primaverili, che forse non sono più indicate. Perchè se ci fosse stato un boom vegetativo per qualche pioggia e poi una situazione come quella che stiamo vivendo oggi, i problemi da stress idrico sarebbero molto più accentuati. Poi è chiaro che l’acqua è un tema, e non c’è da lavorare solo per portarla dove non arriva, ma anche per conservarla meglio, ripristinando anche piccoli invasi e sorgenti che magari possono servire anche per una sola irrigazione, ma che può essere salvifica per un’annata. Serve, insomma, una strategia integrata – ha detto Tomasi – che riparta dalla conoscenza profonda del territorio, che non è solo vigneto, ma paesaggio, biodiversità, suolo ed ecosistema”.
Guardando alle stime vendemmiali, però, con un occhio a Paesi vicini che hanno vissuto più o meno le stesse dinamiche italiane, come la Spagna, dove la produzione, secondo i dati forniti dal giornalista Jorge Jaramillo, si attesterà nella migliore delle ipotesi sui 36,5 milioni di ettolitri, nettamente al ribasso sul 2021 e sulla media del Paese, e come la Francia, dove secondo i dati riportati da Gabriele Castelli (Federvini) la produzione si assesterà tra i 42,6 ed i 45,6 milioni di ettolitri, come già riportato da WineNews, la situazione è diversa da Regione a Regione.
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Fonte: WineNews