La Slovenia ha stabilito che ogni miscela potrà essere chiamata come la DOP italiana. A rischio un settore che vale 1,3 miliardi ed esporta oltre il 90% della produzione.
Primo compleanno per Balzarnicni Kis che, a scanso d’equivoco, sulla stessa etichetta precisa: Aceto balsamico di Frama. Messo in commercio lo scorso luglio, è uno dei tanti presunti balsamici sloveni che stanno conquistando i consumatori europei, allontanandoli dai prodotto e dalla qualità made in Italy. «Tarocchi e ingannevoli», li definisce la presidente dei Consorzio Aceto Balsamico di Modena IGP Mariangela Grosoli. Del balsamico italiano – Tradizionale DOP di Modena e Reggio Emilia o IGP – non hanno però la valenza nutrizionale-sanitaria e neanche lontanamente quella sensoriale degustativa. Il governo di Lubiana, non tenendo conto delle normative europee, ha stabilito che qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare, e vendere, come aceto balsamico.
La minaccia la vede anche Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita.«Ritengo necessario afferma – che qualsiasi escamotage nazionale che vada ad incidere sul diritto europeo delle Indicazioni Geografiche debba essere vietato dalla normativa. Se la Commissione europea continuerà a tenere un approccio incerto come quello sull’aceto balsamico sloveno. il sistema delle DOP e IGP rischierà di perdere valore e credibilità anche a livello internazionale. Il mio auspicio è quello di sanare queste ambiguità attraverso la nuova riforma con un articolato ben chiaro. Solo cosi i nostri Consorzi di Tutela e le imprese della filiera potranno avere una vera chance sul mercato».
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Fonte: Il Messaggero