Tendenze. Chi viaggia vuole trovare divertimento e fare esperienze. Escape room oppure vendemmia e mungitura sono un valore aggiunto.
Le motivazioni che spingono i turisti al viaggio sono soprattutto legate al paesaggio e all’identità culturale per le destinazioni e ai valori per le aziende, il legame con il territorio in cui opera, la sua adozione di pratiche sostenibili di sviluppo.
Secondo Roberta Garibaldi, il turista enogastronomico è sempre più esigente. «Cerca luoghi con bellezza e integrità del paesaggio, cultura e tradizioni, una comunità locale accogliente, oltre che un’offerta enogastronomica di qualità». Gli piace esplorare collegando esperienze di gusto a quelle di shopping, visite culturali e sport « la visita si interconnette ad un senso di appartenenza, alla volontà di vivere la comunità». Forte è la voglia di sentirsi più coinvolto, ad esempio, trascorrendo una giornata con i produttori locali: i166% dei turisti italiani sarebbe più propenso a visitare le aziende di produzione se disponibili queste opportunità, dalla vendemmia collettiva alla semina, potatura, mungitura. Allo stesso tempo cresce il desiderio di modalità sempre più green di vacanza: trekking tra vigneti e frutteti, passeggiate e tour in bicicletta o e-bike – con il 54% degli italiani che gradirebbe questa opzione -, così come l’utilizzo di trasporti eco-sostenibili come il treno e la presenza di aree a traffico limitato per potersi spostare in piena libertà.
All’interno di tutto ciò si annovera anche la DOP economy, al centro della quale ci sono i prodotti a Indicazione geografica, che fondano la propria identità e il proprio valore nel legame con il territorio e che, oltre a rappresentare un forte elemento di attrazione turistica, nel tempo si sono trasformati in un collante nell’ambito dell’esperienza territoriale capace di coinvolgere agricoltura, artigianato, hotellerie, ristorazione di qualità e patrimonio artistico culturale. «Le filiere dei prodotti DOP IGP hanno davvero plasmato il territorio – sostiene Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita -, creando per turisti, e non solo, le condizioni per un’offerta enogastronomica con nuovi spazi ed esperienze, una trasformazione cui ha contribuito in primis il mondo vitivinicolo, ma che negli ultimi anni havisto aggiungersi altri comparti, come quello dell’olio, degli aceti, dei formaggi e dei salumi. E se la pandemia del 2020 ha travolto molti settori, con il turismo fra i più colpiti, il modello delle Indicazioni geografiche italiane è riuscito a riconfermare anche in questa fase la propria capacità di resilienza grazie al lavoro svolto dai Consorzi di tutela». Secondo Rosati è necessario che anche questo mondo vada ad intercettare le nuove tendenze, i mutamenti e le esigenze rinnovate contribuendo così a «rianimare zone del nostro Paese abbandonate ricostruendo attività produttive agroalimentari e ripopolando borghi attraverso un’ospitalità diffusa, sicura, sostenibile».
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Fonte: La Provincia Ed. Lecco