La Regione Toscana non fa passare la Gran Selezione del Chianti DOP. Nove cantine di Rufina sul mercato con la loro «riserva»
Uno a zero per il Chianti Classico nella partita sulla Gran Selezione. La Regione rinvia la richiesta del Chianti DOP di introdurre anche nella propria gamma la tipologia «top» che tanto successo ha regalato al Gallo Nero come livello di qualità al vertice della piramide di protezione. Ma è un rinvio che sa già di sentenza, visto che «in occasione delle consultazioni tenutesi con la filiera vitivinicola regionale non si è registrato il necessario consenso sulla proposta», si legge in una nota della giunta regionale che illustra le modifiche approvate al disciplinare del Chianti DOP, il «Chianti grande» da 15mila e passa ettari che danno quasi 100 milioni di bottiglie per un giro d’affari di 400 milioni di euro.
Insomma, il Vigneto Toscana non ci sta. Anche perché, spiega ancora la nota, «accogliendo le indicazioni del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestale, la Giunta non ha ritenuto opportuno esprimersi fino a che non sarà concluso il procedimento attivato dal Consorzio del Vino Chianti Classico per ottenere la protezione esclusiva europea della menzione tradizionale «Gran Selezione» attualmente pendente al Ministero». E a complicare le cose per il Chianti c’è anche il sapore di una mini-guerra interna. Scintilla che scocca da Rufina, la zona del «Chianti più alto», guarda caso proprio la casa di Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti. Ebbene, nel Chianti Rufina nove aziende – ma già altre quattro si sono accodate – sulle venti totali hanno appena lanciato una mini-rivoluzione che guarda sempre più alla Francia. Con un prodotto nuovo. Si chiama «Terraelectae», riserva che supera di slancio la Gran Selezione: se questa vuol essere l’espressione delle migliori uve dell’azienda, quella punta sul «cru», sulla singola vigna. E su una sola uva, il principe Sangiovese individuato come genius loci del meglio di questi 12mila ettari da cui escono in totale 3 milioni di bottiglie l’anno. Delle quali, 50mila dell’annata 2018 porteranno in etichetta appunto la dicitura «Terraelectae»: un vino con un grande potenziale di invecchiamento, da collezione e da investimento, con prezzi tra i 40 e i 60 euro a bottiglia.
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Fonte: La Nazione