Le scorte in cantina sono contenute e questo aiuta a far fronte alla crisi. Il Consorzio per la Tutela dell’Asti punta al riposizionamento sul mercato nazionale.
L’Asti DOP archivia un 2021 letteralmente ‘spumeggiante’, con un imbottigliato record oltre quota 100 milioni di bottiglie, in crescita dell’11% rispetto al 2020. Un risultato importante per le bollicine astigiane, che risultano però sensibili all’ombra lunga della delicata situazione internazionale e, in particolare, dalla crisi ucraina che congela gran parte dei mercati dell’Est. Tra questi, la Russia è anche la principale piazza di destinazione per l’Asti Spumante DOP, assorbendo quasi un quarto delle vendite globali per questa tipologia di vino (qualcosa come 12 milioni di bottiglie, a cui si aggiungono i 2 milioni i Ucraina).
“Questa tragedia ci ha colti impreparati – dice il presidente del Consorzio dell’Asti DOP Lorenzo Barbero – e stiamo monitorando la situazione. Il mercato russo per la denominazione è importante, però non siamo così pessimisti per il prosieguo dell’anno, anche perché la denominazione arriva da anni in crescita, quindi anche le scorte erano ridotte e questo ci aiuta a gestire la situazione in vendemmia. Il 2022 stava partendo benissimo, addirittura in crescita, ma ora siamo alla finestra”.
L’Asti Spumante DOP è il vino che esce in maggior quantità dalle cantine del territorio, con oltre 60 milioni di bottiglie prodotte, rispetto ai 42 milioni circa del Moscato d’Asti. L’export supera il 92% delle vendite per la denominazione. La Russia, primo mercato in assoluto per l’Asti Spumante DOP, importa il 22% della produzione ed è seguita dalla Germania, al secondo posto con il 13 per cento. Poi ci sono Gran Bretagna, Stati Uniti e, al quinto posto, l’Italia con il 9 per cento.
Un mercato, quello domestico, in cui la presenza della denominazione può farsi sentire con maggior determinazione e il Consorzio intende spingere in questa direzione: “Vogliamo puntare sulla riconoscibilità del legame stretto tar la denominazione e il suo territorio – rimarca Barbero -. Per questo stiamo svolgendo attività mirate, in collaborazione con i 51 comuni del Moscato, ‘brandizzando’ le rotonde per far capire al turista che viene qui che questa è la zona dove si produce l’Asti. Ma anche per risvegliare l’orgoglio degli stessi produttori di Asti”. E l’enoturismo è una delle leve strategiche per raggiungere questo obiettivo.
Fonte: Pambianco Wine & Food