L’impatto delle sanzioni della Nato verso la Federazione Russa potrebbe essere il più severo dal Secondo dopoguerra
Anche sul versante italiano, come ribadito – non senza difficoltà -, da un numero sempre maggiore di imprese italiane. Dalla metallurgia alla moda, passando per cibo e turismo, ci sono in pericolo 7,69 miliardi di euro in export e 13,98 miliardi in importazioni.
Elevata è la preoccupazione, per scrivere uno dei primi colpiti dal nuovo giro di vite sulla Russia, della Geox di Mario Moretti Polegato, il quale ha definito come “non quantificabili” le conseguenze verso l’azienda che ha creato nel 1995.
Per la società della moda e calzature trevigiana “il fatturato in Russia equivale al 7%, con l’Ucraina si sale al 10%”, dicono i vertici.
Ed è solo l’inizio, visto che a rischio ci sono circa 21 miliardi di euro di interscambio commerciale, che potrebbero annullarsi, secondo i calcoli degli analisti di Confartigianato.
“Gli effetti del conflitto ucraino rischiano di cancellare completamente il made in Italy a tavola dai mercati di Mosca e Kiev aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin nell’agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea”.
Uno dei pochi a lanciare l`allarme è il presidente di Coldiretti Trentino-Alto Adige, Gianluca Barbacovi. Il quale non ha nascosto il problema di fondo per chi commercia con le imprese russe.
“Il blocco voluto da Putin – spiega Barbacovi – è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo. Il decreto di embargo tuttora in vigore colpisce una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi. L’agroalimentare è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera”.
Sullo stesso tenore sono fonti interne del colosso vitinicolo Ferrari. I quali, dietro richiesta di anonimato, sottolineano come “la situazione è di estrema preoccupazione, dato che il mercato russo nella sua cognizione più ampia è cruciale per il Paese”.
Chiaro il riferimento al sistema interbancario di pagamento Swift, bloccato dai Paesi del G7 verso la Russia. “Da oggi cambia tutto con il blocco dello Swift. Qualcuno potrà anche sperare che non ci sia un impatto diretto, ma la situazione già adesso è palese che sia drammatica”, dice Marco Bonometti, già presidente di Confindustria Lombardia e numero uno di Officine Meccaniche Rezzatesi.
Fonte: La Stampa