Il Piano strategico nazionale della PAC 2023/26 non prevede aiuti accoppiati o ecologici per la filiera dei cereali
A pochi giorni dalla presentazione ai servizi della commissione europea del Piano strategico della PAC 2023/27, iniziano a serpeggiare preoccupazioni tra i settori produttivi che avvertono di aver subito le maggiori penalizzazioni e che temono per la sostenibilità economica di medio e lungo termine della loro attività.
È questo il caso della filiera dei cereali, con particolare riferimento al mais, al frumento tenero e duro, all’orzo ed agli altri cereali foraggeri. Questi prodotti subiranno una riduzione del 50% del pagamento di base della PAC, ma senza avere la possibilità di recuperare tale riduzione utilizzando le altre possibilità, come gli eco-schemi ed il sostegno accoppiato.
Ad essere particolarmente colpite sono peraltro le aziende professionali e specializzate che hanno una dimensione medio alta e tale da essere escluse anche dalla componente del pagamento redistributivo che, come noto, non sarà riconosciuta alle imprese agricole con oltre 50 ettari di SAU.
I cereali sono un gruppo di colture la cui sostenibilità economica si regge su fragili equilibri, in quanto i pagamenti diretti sono di importo basso in termini assoluti (non oltre 400 euro per ettaro nel migliore dei casi), ma hanno una incidenza molto elevata sul valore della produzione vendibile e sul reddito.
Alcune organizzazioni attive nella filiera cerealicola e zootecnica italiane si sono rese conto dei rischi in essere e stanno cercando di correre ai ripari, attraverso un’azione di sensibilizzazione rivolta al Ministro Stefano Patuanelli e agli assessori regionali. Poco prima della fine del 2021 la associazione dei mangimisti italiani (Assaizoo), quella dei maiscoltori (Ami), l’organismo che rappresenta gli essiccatori, gli stoccatori e i raccoglitori di cereali (Aires), Origin Italia in rappresentanza delle produzioni italiane riconosciute come DOP e IGP e la federazione nazionale delle rivendite agrarie (Compag) hanno chiesto una modifica del Piano strategico nazionale per salvaguardare le colture dei cereali, la cui importanza risulta fondamentale per la tenuta di filiere di primaria importanza nel nostro paese, come i derivati del latte e della carne della tradizione agroalimentare italiana, la pasta, i prodotti da forno e da pasticceria.
C’è tempo per intervenire e correggere alcuni elementi del piano strategico nazionale. Si punta, in particolare, ad una modifica mirata dell’eco-schema denominato sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento che, così come è oggi formulato, non è utilizzabile dalle imprese italiane attive nella filiera del mais e dei cereali a paglia.
Fonte: Italia Oggi