Premi conquistati e un mercato che riparte nonostante gli effettidella pandemia, anche grazie all’innovazione
Il 2021 per il Trento DOP è stato un anno importante. Come prima cosa si è qualificato il metodo classico italiano più premiato al concorso The Champagne & Sparkling Wine World Championship, fondato dal critico enologico britannico Tom Stevenson, una delle massime autorità nel settore.
Le bollicine di montagna hanno ricevuto 22 medaglie d’oro e 5o d’argento. Tanto da far commentare a Stevenson: “Trento DOP never fails to amaze!”, ossia “il Trento DOP non smette mai di meravigliare“.
“L’essersi distinti in un incontro come questo testimonia il grande livello qualitativo raggiunto dal Trentodoc, raffrontato con la produzione spumantistica mondiale”, racconta Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto a tutela delle bollicine trentine, un’associazione che tutela le bollicine trentine nata nel 1984, oggi raccoglie 61 cantine, che ealizzano oltre 190 referenze in un territorio dove si intrecciano cultura della vite e della montagna.
E quest’ultima influenza il clima e la vita delle vigne anche nelle zone più basse della regione, con grandi escursioni termiche fra giorno e notte, indispensabili per permettere alle uve – coltivate dai zoo ai goo metri sul livello del mare – di raggiungere l’ottimale grado di acidità.
Un’unicità per la quale questo territorio è stato riconosciuto migliore area vitivinicola al mondo dal magazine newyorkese Wine Enthusiast, che l’ha premiato nel 2020 con il titolo di “Wine Region of the Year“. “Nonostante l’impatto del Covid sul settore del vino, le vendite del Trentodoc hanno tenuto”, spiega Zanoni, alla guida da oltre dieci anni dell’associazione che raccoglie i produttori del primo spumante metodo classico.
“Le misure adottate nel corso del 2020 per contenere la pandemia hanno penalizzato i consumi nel canale Ho.Re.Ca., ossia nella ristorazione e nell’hotellerie, con un impatto sulle vendite di Trento DOP, anche se in misura inferiore ad altri tipi di vino. Tutto però lascia pensare che il 2021 sarà un anno più roseo, perché è in corso una ripresa, con importanti tassi di crescita, anche, rispetto al 2019”.
Un risultato dovuto pure al lavoro importante di comunicazione svolto dall’Istituto. Come la partnership con l’Associazione italiana sommelier per premiare insieme il migliore tra coloro che con professionalità promuovono la cultura del buon bere.
Il riconoscimento quest’anno è andato al bergamasco Stefano Beni. “Un altro esempio è l’App Trentodoc per smartphone, che racconta le bollicine di montagna e il loro territorio: eliminando così il materiale cartaceo e rendendo le informazioni sempre fruibili – spiega Zanoni -. L’app consente anche di creare itinerari storico artistici. O, andare alla scoperta del Trentino tramite le proposte enogastronomiche dei mercatini di Natale”.
Fonte: Cook – Corriere della Sera