L’Olio di Puglia IGP è ottenuto dai frutti dell’olivo delle varietà Cellina di Nardò, Cima di Bitonto (o Ogliarola Barese, o Ogliarola Garganica), Cima di Melfi, Frantoio, Ogliarola salentina (o Cima di Mola), Coratina, Favolosa, Leccino, Peranzana. La zona di produzione comprende l’intero territorio amministrativo della regione Puglia. Il colore va da verde a giallo paglierino, con variazione cromatica nel tempo. L’odore ha un netto fruttato di oliva, con evidenti note vegetali di erba appena sfalciata e/o foglia, mandorla fresca e/o carciofo. Il sapore si esprime con sentori vegetali, note di amaro e piccante di intensità variabile a cui possono associarsi note di mandorla verde e/o cardo, con un retrogusto di erba, carciofo, altri ortaggi e leggeri sentori di mandorla fresca. Consortium ha intervistato Pantaleo Piccinno, presidente del Consorzio Olio Evo Puglia IGP.
Presidente Piccinno, qual è il numero di produttori iscritti alla vostra IGP aggiornato all’ultimo anno? Il numero dei produttori iscritti alla IGP è di circa 400.
Ritenete che il valore di mercato della vostra denominazione sia soddisfacente? La IGP è solo da poco presente sui mercati e le prime uscite degli operatori non sempre hanno soddisfatto le aspettative di posizionamento del prodotto. Su questo campo si sta lavorando per raggiungere un target consono alla qualità dell’Olio di Puglia IGP.
Qual è il mercato di riferimento della vostra denominazione? Quali sono i mercati stranieri più interessanti per voi? Il mercato di riferimento privilegiato è l’Horeca nazionale, ma anche i soggetti della GDO che sono orientati alla valorizzazione dei prodotti del territorio. Come mercati stranieri, al momento sono più interessanti Germania e Nord Europa.
Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza della vostra denominazione? Il punto di forza dell’Olio di Puglia IGP è senz’altro la sua qualità. Infatti, oltre alla certezza dell’origine – che è, peraltro, tutta pugliese sia come produzione sia come trasformazione e confezionamento – possiamo vantare anche la qualità altissima del prodotto (vedi parametri chimico-fisici del disciplinare) e, soprattutto, la possibilità di utilizzare il claim salutistico per l’elevato quantitativo di polifenoli: “Un EVO buono e che fa bene”.
Fonte: Consortium 2021_03