«L’agroalimentare è il settore economico più importante del Paese e il rilancio riparte da qui», l’ha ribadito il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, presente ieri a Cibus per due convegni.
«Le risorse adesso ci sono. Bisogna investire, non spendere. Gli imprenditori sanno fare il loro mestiere: la politica deve cercare di non rovinare nulla», afferma il ministro delle Politiche agricole che ieri ha partecipato a due convegni.
«È un bellissimo segnale quello che viene dato da Cibus con la ripartenza delle fiere in presenza partendo proprio dal settore economico più importante strategicamente per il nostro Paese». A dirlo è stato il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, presente ieri a Cibus per la partecipazione a due convegni dell’intenso programma della seconda giornata della fiera.
Il ministro ha parlato delle prospettive del nostro settore agroalimentare al termine del convegno della mattinata che aveva come tema il made in Italy agroalimentare e le strategie per spingere i prodotti a Indicazione geografica (DOP e IGP) di cui l’Italia è leader in Europa con 876 riconoscimenti.
Per Patuanelli «il momento è decisivo, visti i fondi messi a disposizione non solo da parte del Pnrr, ma anche dal Pac (Politica agricola comunitaria) per i prossimi 7 anni, il cui accordo è stato ratificato poco tempo fa. Occorre avere una maggiore consapevolezza del tesoro alimentare di cui disponiamo, ma anche non sedersi sugli allori dell`eccellenza dell’Italian food, che purtroppo spesso all’estero non viene riconosciuta anche per nostra colpa».
Patuanelli ha detto che «è il momento di lasciare da parte le individualità e lavorare come “sistema Paese” in particolare sull`agroalimentare, pensando che in questo caso non sempre “piccolo è bello”, ma anche che i consorzi di tutela possono diventare un formidabile strumento di crescita promuovendo non solo il marchio, ma anche contratti di filiera. Se vogliamo combattere il Nutriscore che è una minaccia ai nostri prodotti dobbiamo lavorare uniti e non divisi. E questo deve essere l`obiettivo di tutti i produttori DOP e IGP».
In precedenza Francesco Pugliese, ad di Conad e Giampiero Maioli, responsabile del Crédit Agricole in Italia avevano parlato del ruolo di Gda e delle banche in rapporto ai prodotti DOP e IGP.
Pugliese ha sottolineato che «Conad con Antichi sapori ha valorizzato queste produzioni, che hanno quote di mercato molto maggiori nei nostri punti di vendita rispetto a quella del 15% di Conad. Per il futuro posso dire che se entrerà in vigore il Nutriscore noi venderemo quei prodotti, ma abbiamo già deciso che, in quel caso, partiremo con una campagna di informazione ai consumatori che ricorderà che il cosiddetto “semaforo” non fornisce parametri attendibili di valutazione».
Maioli, per contro, ha ricordato che «già da tempo proponiamo prodotti finanziari mirati per aziende che propongono produzioni di qualità e volte alla sostenibilità. Occorre però che il Paese diventi una grande piattaforma di lancio e che le realtà siano sempre più unite per affrontare le sfide dei prossimi anni».
Dopo che Cesare Mazzetti e Mauro Rosati, introdotti da Paolo De Castro che ha moderato gli incontri, presidente e direttore di Fondazione Qualivita avevano fornito i numeri della crescita di valore dei prodotti DOP e IGP («ora si parla non solo di qualità, ma anche di quantità e numeri importanti»), Riccardo Deserti, direttore del consorzio del Parmigiano e Claude Vermont des Roches, presidente di Origin International, hanno spiegato che i consorzi oltre alla tutela possono creare con le loro azioni profitti da reinvestire su sostenibilità a favore degli associati.
Antonio Auricchio, presidente Aidop, Cesare Baldrighi, presidente Origin Italia e Pietro D’Angeli, direttore generale Clai hanno sostenuto l’importanza fondamentale dei DOP e IGP per l’economia del nostro Paese.
Fonte: Gazzetta di Parma