La riforma della PAC sulla quale è stato raggiunto un compromesso nei giorni scorsi, non può essere ridotta alle sole cifre sui tagli al budget ma può aprire opportunità per l’agroalimentare made in Italy e in particolare per la Dop Economy. Ne è convinto Cesare Baldrighi, presidente di OriGIn Italia l’associazione tra 7o consorzi di tutela e rappresenta il 95% del giro d’affari del settore. La Dop economy vale circa 16,9 miliardi di euro alla produzione e 9,5 miliardi di export e rappresenta i119% del fatturato dell`agroalimentare e il 21% dell’export.
«La riforma della Pac impatterà sull’intero agroalimentare – spiega Baldrighi – anche se per coglierne in contorni occorre tempo. Come sistema dei marchi DOP siamo coinvolti su tre fronti: sulle risorse, sul Next Generation Eu che prevede misure non solo per l`agricoltura ma anche per le attività di trasformazione e soprattutto sul tema della revisione delle norme su DOP e IGP». Sulle risorse «ci attendiamo ricadute negative ha detto Baldighi – per la zootecnia da latte e quindi sui formaggi che sono uno dei settori chiave delle DOP e IGP made in Italy. Mentre sul Next Gen è affidato un ruolo chiave ai contratti di filiera sui. quali i prodotti DOP a marchio Ue possono mettere in campo rapporti rodati nel tempo».
Le principali preoccupazioni del comparto sono sulla declinazione della sostenibilità. «Notiamo una grande enfasi sulla produzione biologica – dice ancora il presidente di OriGIn che per i marchi DOP e IGP non ha un grande impatto di mercato, risultano in secondo piano altri aspetti della sostenibilità sui quali noi riteniamo di essere avanguardia». Il riferimento è al presidio del territorio garantito dalle produzioni a denominazione d`origine e dall`importante contributo fornito sul rafforzamento delle economie rurali locali.
«Senza un ritorno economico aggiunge il presidente di OriGIn Italia – quelle produzioni smetterebbero di esistere. Insomma sulla sostenibilità dobbiamo noi aggiungere aspetti nuovi ma anche far pesare di più il ruolo che già esercitiamo». E non vanno dimenticate le tematiche dell’impatto ambientale. «Su questo – ha proseguito Baldrighi – confidiamo nell`approccio che intende adottare il ministro per la Transizione ecologica, Cingolani che ha più volte affermato di voler decidere numeri alla mano. Noi siamo pronti. Ad esempio cosa ha più impatto sull`ambiente dieci vacche al pascolo che producono 1oo litri di latte o cinque in una stalla che nel producono 150? Il confronto è aperto». E infine c’è la revisione delle norme su DOP e IGP che tocca due aspetti: «La revisione dei disciplinari conclude Baldrighi – non è un aspetto solo formale. Se noi per introdurre novità tecnologiche e produttive impieghiamo 3 anni perdiamo quote di mercato rispetto ai concorrenti che le possono adottare in tempi più rapidi».
Fonte: Il Sole 24 Ore