Una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta lega indissolubilmente la DOP Verdicchio dei Castelli di Jesi al territorio.
“Nelle Marche stiamo riportando l’agricoltura al centro del dibattito. L’obiettivo è sfruttare al meglio i finanziamenti che arriveranno da qui ai prossimi 5 anni; contributi non ripetibili che dovranno essere sfruttati decidendo assieme alle imprese del vino dove intervenire” afferma l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Mirco Carloni, intervenuto in occasione dell’assemblea dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) sulle modifiche del disciplinare del Verdicchio dei Castelli di Jesi.
In materia di investimenti, ha aggiunto Carloni: “Vorrei togliere alcune premialità che considero distorsive, come l’acquisto di mezzi agricoli, e sostenere invece i piani imprenditoriali che consideriamo interessanti per lo sviluppo delle imprese”.
Apertura a una definizione comune con le imprese anche in materia di contributi specifici sul vino: “Decidiamo assieme cosa è meglio fare – ha concluso l’assessore – in materia di stoccaggio, di promozione e distillazione. Su quest’ultimo punto la Regione è pronta ad aggiungere un ulteriore contributo qualora Roma decidesse di adottare la misura”.
In mattinata l’assemblea dei soci del Consorzio di Tutela Verdicchio dei Castelli di Jesi, che rappresenta circa l’80% dell’export di vino marchigiano, ha approvato all’unanimità modifiche sostanziali relative al Verdicchio Castelli di Jesi DOP.
Per quest’ultima, la modifica del nome – ora Castelli di Jesi DOP (era Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOP), con ‘Verdicchio’ facoltativo. Per la DOP è stato infine reso obbligatorio l’imbottigliamento nella zona di produzione.
“Abbiamo ritenuto fondamentale poter valorizzare il territorio attraverso una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta – ha detto il presidente del comitato della denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, Michele Bernetti . Con il Superiore, la DOP diventerà la locomotiva dell’eccellenza enologica marchigiana anche in termini di numeri, passando da 1.000 a 20.000 ettolitri di produzione al termine dell’iter avviato oggi. Qualità sempre più salvaguardata anche per la Doc – ha concluso Bernetti -, con il divieto dell’imbottigliamento fuori zona”.
Fonte: Horeca News