Pochi vini hanno la capacità di esprimere l’anima popolare di un territorio quanto riesca a farlo la Barbera! Vino da osteria per antonomasia, nel senso nobile del termine. Vino dal carattere piacevolmente rustico che oggi sta dimostrando di saper tirar fuori anche sorprendenti quarti di nobiltà.
E’ a caccia di rivincite la Barbera, senza rinunciare affatto a quell’etichetta di vino umile da banco. Perché oggi l’osteria anche in Piemonte esprime un valore nuovo, di luogo della cultura del vino, senza tradire lo spirito di un tempo. “Barbera e Champagne, stasera beviam.” : lo ricordate Giorgio Gaber in questa celebre canzone? Segna l’inizio di un’era nuova per questo vino ruvido, eppure oggi votato all’eleganza.
Barbera e Champagne, il vino da osteria che va a braccetto con l’aristocrazia internazionale delle bollicine. Ovvero la rappresentazione di un celebre motto dei tempi di Gaber: la classe operaia che va in paradiso. E la Barbera in paradiso c’è arrivata, perché oggi certe bottiglie della sua versione Superiore DOP (d’Asti e del Monferrato Superiore) hanno prezzi che si avvicinano e talvolta superano quelli dello Champagne. Oggi la Barbera perché così la si racconta, al femminile è più che mai il filo conduttore giusto per conoscere i territori più belli del Piemonte.
Siamo in Monferrato, dove il paesaggio è una sintesi di armonie, con le dolci curve delle sue colline e i suoi borghi di pietra e laterizio che sembrano fermi nel tempo a testimoniare un’epoca, una sensibilità, note di poesia. Un paesaggio anche umano. Quello che ha fatto da sfondo alla canzoni di Paolo Conte, ai romanzi di Cesare Pavese, ai racconti di Mario Soldati, tutti figli di questa terra che ammalia.
Monferrato non a caso inserito da pochi anni fra i beni degni della tutela dell’Unesco perché meritatamente Patrimonio dell’Umanità, insieme alle vicine Langhe e al Roero, con cui forma un mosaico di bellezza. Paesaggio sublime dove la vite è regina e dove la Barbera incarna tutt’oggi un modo di vivere dei piemontesi. Nobile con umiltà, discreto, appartato. Alla Barbera predisse un grande futuro il mai dimenticato Gino Veronelli, così innamorato di quel vino del contadino con tanti valori inespressi.
Valori che con il tempo sono puntualmente emersi, per accompagnare meglio gli altri tesori gastronomici di questo territorio: la Robiola di Roccaverano DOP, la carne di Fassona piemontese, il cardo di Nizza Monferrato, la bagna cauda e, perché no?, il tartufo della vicina Alba. La Barbera si coltiva in un’areale assai vasto che permette di declinarla in tanti modi, senza comprometterne l’identità. A sdoganare la Barbera dal suo modesto passato (spesso maltrattata, al punto da essere utilizzata anche come vino da taglio) grazie a più evolute tecniche di lavorazione, in vigneto e in cantina. Grazie alla passione che suscita. Vino di pronta beva con un’acidità spiccata nella sua versione di base, in genere vinificata in acciaio, la Barbera esprime il meglio quando viene affinata nelle barrique o nelle grandi botti di rovere e può fregiarsi dell’appellativo ‘Superiore’.
Barbera e Champagne Vino dove si percepiscono note speziate di vaniglia e di cacao, che si sovrappongono a quelle classiche derivanti da un bouquet di frutti rossi quali ciliegia, mora, lampone e prugna. Vino votato anche a una lunga conservazione per la presenza di un’acidità pronunciata, la Barbera Superiore dà vita a nettari rotondi, vellutati, di grande complessità. C’era bisogno di un Barbera che diventasse ambasciatore di questa terra eletta, ovvero i territori del Consorzio del Barbera d’Asti e vini del Monferrato. E così è nata anche la denominazione Nizza, ancora più identitaria e più forte, legata intimamente al territorio.
“Un nome breve, facile da ricordare sottolinea il presidente del Consorzio Filippo Mobrici che ha un legame fortissimo con questa splendida terra“. Il Nizza DOP è uno dei vini al top della produzione del Consorzio Barbera d’Asti DOP. Va ricordato che nell’area tutelata dal Consorzio sono comprese le produzioni di 9 vini DOC e di 4 DOCG. La qualità è il verbo che ha cambiato pelle ai vini di questa bellissima zona del Piemonte. Qualità in bottiglia che è riuscita a dare un futuro anche alle storiche cantine sociali presenti. “Con 13 denominazioni tutelate osserva il presidente Mobrici oltre 65 milioni di bottiglie e oltre 11mila ettari vitati, il Consorzio del Barbera d’Asti e dei vini del Monferrato rappresenta bene tutto il Monferrato che, in particolare negli ultimi anni, sta diventando un ulteriore traino anche sotto il profilo turistico e culturale per il comprensorio Unesco. Anche in un 2020 segnato dalla crisi pandemica il comparto ha retto, come dimostra il +1,22 per cento dell’imbottigliato rispetto al 2019. Il 2021 è l’anno del Dolcetto. Un altro vino da riscoprire e rivalutare, come è stato fatto per il fratello Barbera. Non sarà difficile centrare questo obiettivo, perché il Dolcetto è un vino a tutto pasto che ha una versatilità straordinaria e può rivelarsi all’altezza di ogni aspettativa. In questa zona ne produciamo di ottimo“.
Fonte: La Repubblica