UNGHERIA – Nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 104 del 25/03/2021 è stata registrata la denominazione Vasi Vadkörte Pálinka IG che, nel comparto delle Bevande Spiritose, è la numero 9 delle IG ungheresi e la numero 68 delle Indicazioni Geografiche dell’Ungheria.
Ungheria – Vasi Vadkörte Pálinka IG
Acquavite di frutta (categoria 9 dell’allegato II del regolamento (CE) n. 110/2008)
Reg. (UE) 2021/518 del 18/03/2021 – GUUE L 104 del 25/03/2021
Descrizione del prodotto: L’Indicazione Geografica Vasi Vadkörte Pálinka IG è riservata esclusivamente all’acquavite ottenuta da pere autoctone, per il 75% selvatiche, riconosciute dallo Stato.
Metodo di produzione: La Vasi Vadkörte Pálinka IG è ottenuta con frutti maturi per almeno il 75% selvatici e il resto 25% deve consistere in varietà di pere autoctone e riconosciute. L’acquavite subisce un periodo di ammostatura e fermentazione seguito dalla distillazione che può essere effettuata con un sistema di distillazione a colonna a fase unica oppure con un tradizionale sistema di distillazione ad alambicco. Dopo la raffinazione il prodotto deve riposare in contenitori di acciaio inossidabile e stoccata in stato non diluito prima di essere filtrata, assemblata e imbottigliata regolando il titolo alcolometrico aggiungendo acqua potabile.
Legame con il territorio: Il legame tra la Vasi Vadkörte Pálinka IG e la zona geografica di produzione di fonda sulla qualità e la reputazione del prodotto. Il fatto che almeno il 75 % delle pere selvatiche usato per l’ammostatura provenga dai distretti di Vas e Zala spiega le particolarissime caratteristiche organolettiche del prodotto. Queste pere selvatiche maturano bene grazie all’alto numero di ore di sole e all’andamento delle precipitazioni. La raccolta delle pere selvatiche è un’operazione che richiede abilità: la maturazione può essere determinata in base al colore e alla consistenza al tatto.
Zona di produzione: La zona di produzione della Vasi Vadkörte Pálinka IG è all’interno dei confini amministrativi dei distretti di Vas e Zala.
Fonte: Fondazione Qualivita