Nel Dantedì si scopre che l’itinerario di Dante in Romagna si percorre anche a tavola, tra piatti della tradizione, prodotti tipici e antichi vitigni. La piadina, il più famoso street food romagnolo, è regina tra cappelletti, lasagne, strozzapreti, tagliatelle al ragù, carni di razze autoctone e pesce azzurro dell’Adriatico.
A Ravenna da non perdere è la Spoja lorda, tipica pasta quadrata, ripiena di formaggio Raviggiolo o ricotta, uova e Parmigiano Reggiano e servita in brodo. Non può mancare in tavola un buon Sangiovese, di colore rosso rubino e dal sapore secco e pieno, oppure un’Albana DOCG, prima DOCG bianca d’Italia nel 1987, da assaporare nelle tante varianti, da quella secca a quella passita.
Bisogna passare da Faenza invece per scoprire i tipici Curzul. Il termine significa laccetti di scarpe, per via della forma (sono stringhe a sezione quadrata, più spesse e corte dei tagliolini). Ottimi conditi con sugo di Scalogno di Romagna. Il Brisighello è invece il principe degli olii, frutto di una selezione dei “crus” della DOP Brisighella. Colore verde smeraldo, sentore di frutta e di mandorla, profumi di carciofo e di oliva. Altra rarità autoctona è il carciofo Moretto, piccolo e rustico, e che cresce solo nei versanti più esposti al sole dei calanchi gessosi. Qui nei calici scorrono il Pagadebit DOC, bianco, secco, dal sentore floreale, e il Rubicone Famoso IGT, vitigno autoctono a bacca bianca, coltivato in collina in piccolissime quantità e riscoperto nell’ultimo decennio dopo un periodo di abbandono.
Fonte: QN Giorno/Carlino/Nazione