Dopo 18 mesi di dazi stabile la quota export italiana Tunisi da zero sale al 20%.
Attenti all’olio d’oliva tunisino, potrebbe diventare il prossimo avversario dell’extravergine made in Italy sul mercato degli Stati Uniti. Così come i formaggi francesi stanno diventando dei concorrenti sempre più temibili per quelli italiani. Diciotto mesi di dazi USA – ora sospesi – sul nostro agroalimentare non sono solo costati 50o milioni di euro all’anno ai produttori italiani. Hanno avuto anche degli effetti collaterali sulle quote di mercato. Per il fatto di aver colpito in maniera diversa i principali Paesi esportatori della UE, cioè, hanno cambiato gli equilibri competitivi europei all’interno del mercato statunitense. Nel caso dei vini fermi, come è noto, l’Italia ne ha approfittato per sorpassare, e di parecchio, la Francia nelle preferenze dei consumatori Usa.
Ma nel caso di altri settori è piuttosto il made in Italy a ritrovarsi il fiato sul collo di nuovi concorrenti, più o meno temibili. Lo spunto arriva dalla società di data analysis StudiaBo di Bologna, che attraverso la piattaforma Export Planning fornisce servizi agli export manager e alle Pmi che puntano sui mercati esteri. Prendiamo per esempio l’olio d’oliva: poiché i dazi americani colpivano soltanto il prodotto spagnolo e quello tedesco, c’era da aspettarsi un effetto positivo sull’export di extravergine italiano. E invece i dati del Us Census Bureaux degli ultimi 18 mesi ci dicono che la quota italiana è rimasta pressochè invariata (circa il 60% dell’import totale USA), mentre quella tunisina è balzata dal nulla al 2o% circa, così come quella portoghese ha raggiunto quota 10%. Insomma, non è stata l’Italia a monetizzare l’affanno dei rivali spagnoli.
Fonte: Il Sole 24 Ore