L’Unione Europea prende tempo sulla denominazione di origine Aceto Balsamico
La “guerra dell’Aceto Balsamico” fra Italia e Slovenia registra un punto a favore nostro. La Commissione Europea si prende altri tre mesi per decidere sulla denominazione di questo prodotto che è finita al centro di una contesa tra i due stati.
L’esecutivo dell’Unione, che ieri avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta di Lubiana di poter utilizzare la denominazione come uno standard di prodotto proprio, ha prolungato appunto di novanta giorni, fino al 3 giugno, il periodo di “status quo” per esaminare la questione.
Sul rinvio – si dice – hanno probabilmente inciso anche le le opposizioni notificate a Bruxelles, come quella di OriGin Italia. L’associazione dei consorzi di tutela delle Indicazioni Geografiche ricorda come la proposta slovena si risolverebbe di fatto in una semplice evocazione del prodotto tutelato in Italia, pratica in più circostanze indicata dalla Corte Ue come contraria al diritto comunitario.
È stato lo stesso governo Draghi a scendere in campo in difesa di questo prodotto tipico italiano. Dal ministero delle Politiche agricole era partita alla volta dell’Unione Europea una “contestazione” contro la decisione del governo sloveno di varare una norma con la quale qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare e vendere, come “aceto balsamico”. Già nei giorni scorsi il neo ministro Stefano Patuanelli (M5s) aveva preso l’impegno a «fare tutto il possibile per difendere l’Aceto Balsamico di Modena» ed eurodeputati italiani dei diversi schieramenti politici avevano presentato interrogazioni sempre alla Commissione.
Nonostante il periodo difficile e la transizione in corso, il governo italiano ha dimostrato grande attenzione a questa problematica di interesse nazionale, soprattutto grazie ad un gioco di squadra che ha coinvolto istituzioni locali come la Regione Emilia-Romagna attraverso l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, e altri politici che si sono particolarmente esposti: i parlamentari Benedetta Fiorini, Elena Lizzi e Rosanna Conte ed i due europarlamentari Paolo De Castro ed Elisabetta Gualmini, fino ad arrivare appunto al pressing dei ministeri (anche quello dello Sviluppo economico, ora rappresentato dal leghista Giancarlo Giorgetti).
«Il Consorzio di tutela dell’Aceto balsamico di Modena IGP -ha commentato il presidente Mariangela Grosoli – esprime piena soddisfazione e un sentito ringraziamento al mondo politico-istituzionale e a tutti coloro che si sono spesi in prima persona. Aggiungo anche un particolare ringraziamento al mondo associativo che ci ha affiancati in questa prima fase e, in particolare, OriGin Italia ed OriGin Europa, così come Coldiretti, Federconsumatori e Federvini. Sono certa che tutti insieme affronteremo in modo efficace anche la seconda fase della procedura, sostenendo gli interessi nazionali e del mondo dei prodotti DOP e IGP». A questo punto si apre infatti la fase delicata del dibattito sul merito delle questioni sollevate da parte tricolore. Ma a Modena e dintorni c’è fiducia sulle chances di vincere questa contesa fino alla fine.
Fonte: Avvenire