Dai campi alla tavola le varietà comuni di cipolla rincarano anche del 2.000%. Agli agricoltori vanno 5 cent al chilo, sul bancone costano più di 1 euro
Poco più di 5 centesimi per un chilogrammo di cipolle dorate pagati al campo agli agricoltori che le coltivano, diventano un curo, anche un euro e 30 centesimi sul bancone del supermercato. Con rincari che raggiungono abbondantemente il 2.000%. Va un po’ meglio per le cipolle bianche e quelle rosse, ma le proporzioni non cambiano: quando il prezzo all`origine raggiunge i 10 centesimi al chilo, il cartellino al supermercato balza facilmente sopra 1,30 euro.
Certo, in questo caso il rincaro si ferma al 1.300%, ma c’è poco da rallegrarsi perché ai contadini restano sempre le briciole. Uno degli ingredienti tradizionali della dieta mediterranea è diventato lo specchietto di tornasole di come non funzionino le filiere produttive del made in Italy alimentare.
«Un euro e 30, un curo e 40 per le varietà comuni di cipolle sono prezzi equi per i consumatori», spiega a Libero Lorenzo Bazana, responsabile economico di Coldiretti, la maggiore organizzazione del settore, «ma possono diventare insostenibili per gli agricoltori che le coltivano, quando per quelle stesse cipolle prendono meno di 10 centesimi al chilo. Mancano del tutto gli accordi di filiera che includano anche le insegne della distribuzione organizzata e assicurino la giusta remunerazione al primo anello della catena, il coltivatore».
Fanno eccezione a questo livellamento verso il basso delle quotazioni al campo le cipolle DOP (Denominazione d`origine protetta) e IGP (Indicazione geografica protetta), oltre ad alcune produzioni legate ai territori, come documenta la tabella con i prezzi al consumo che ho raccolto presso le maggiori insegne. È il caso ad esempio dei Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP e dei Cipollotto Nocerino DOP che sul bancone si trovano anche a più di 5 euro al chilogrammo. E pure delle varietà legate a un areale di produzione specifico, come le cipolle Ramate di Montoro o le dorate piacentine, entrambe vendute a poco meno di 4 euro al chilo. «Ma si tratta di ecotipi che hanno una produzione molto limitata», puntualizza Bazana, «e di rado si trovano lontano dalle rispettive zone di produzione».
Fonte: Libero