Anche in Val d’Orcia si paga caro il prezzo del Coronavirus con il crollo del turismo. Ma la vendemmia e la raccolta di olive e tartufo riportano fiducia per il futuro
In un Paese, l’Italia, in cui il turismo rappresenta una delle principali risorse economiche, il 2020 non sarà certo ricordato come un anno positivo: qui, la crisi causata dalla pandemia di Coronavirus ha colpito duro, con la Toscana che, secondo i numeri, è la terza Regione dello Stivale che più accusa lo stop quasi completo del turismo, con cali delle presenze del 65%.
E in Val d’Orcia il trend non è diverso: i produttori di Orcia DOP hanno pagato caro il prezzo della mancanza di visitatori, soprattutto durante le festività primaverili, che ha influito in maniera drastica sul fatturato turistico delle aziende. Le visite turistiche in cantina sono calate in media del 65% rispetto all’anno scorso, segnate principalmente dalla chiusura totale durante periodi strategici come la Pasqua e il 1 Maggio, e dalla scarsa affluenza di turisti stranieri o la mancanza di quelli statunitensi. Ad essere colpite sono state anche le vendite dirette dei prodotti, dal vino all’olio, che hanno fatto registrare alle cantine della DOP una diminuzione media del 50% sul 2019.
Allo stesso tempo, però, si è registrato un aumento esponenziale di visitatori italiani, che hanno scelto per le proprie vacanze estive soprattutto agriturismi e piccole località di campagna, di fatto i punti forti della Val d’Orcia.
Ma, come sempre, la natura continua a fare il suo corso, e a dare le sue soddisfazioni, infondendo di fatto fiducia non solo a vignaioli e agricoltori, ma ad un territorio intero che ha fatto dell’eccellenza dei propri prodotti un tratto caratteristico. Tra le colline della Val d’Orcia Patrimonio Unesco, infatti, la “stagione del raccolto” è più che positiva, giudicata ottima dai vignaioli della Denominazione Orcia: una vendemmia certamente di quantità non abbondante in piena coerenza con i dati nazionali, ma di una qualità delle uve eccezionale, con grappoli sani e con ottime proprietà organolettiche, nonostante le difficoltà stagionali, tra il caldo e la siccità estive e la piovosità autunnale. Ne nasceranno, a detta dei produttori, vini colorati e ben strutturati e a grande impatto gustativo.
Qualità che si ritrova anche nella produzione di olio extravergine d’oliva, vero e proprio “oro verde” che nasce in tante aziende della DOP Orcia: la raccolta delle olive 2020 è stata molto abbondante, con olive sane e senza imperfezioni, anche se un po’ più piccole, rendendo la Val d’Orcia di fatto un’isola felice rispetto all’andamento nazionale (in calo tra il 26 e i 36%). L’olio che ne nasce è di alta qualità, fruttato, piccante e amaro (caratteristica che definisce un olio di grande qualità, data dai composti fenolici, presenti all’interno dell’olio di oliva, che portano un elevato valore nutrizionale e permettono di conservarlo per molto tempo).
L’autunno è una stagione ricca per questa terra, in cui il lavoro agricolo dà i suoi frutti, e la tavola si arricchisce di pietanze radicate nella storia del territorio. Tra queste, spicca sicuramente il tartufo delle Crete Senesi. La raccolta di quest’anno ha dato i suoi frutti, seppur con una raccolta più scarsa degli scorsi anni, ma di altissima qualità.
Fonte: Consorzio del Vino Orcia