L’Europarlamento verso il sì alle denominazioni fake meat come compromesso in seno al pacchetto sulla PAC. Saranno però vietate le dizioni legate alla zootecnia e alle DOP IGP.
Verso la scaloppina vegetale e l’hamburger vegano, ma strada sbarrata alla bistecca di soia, alla costoletta di tofu o alla cotoletta di grano. Il compromesso raggiunto in seno all`Europarlamento sulla cosiddetta fake meat – che andrà al voto dell`emiciclo UE tra oggi e venerdì, assieme all`intero pacchetto sulla futura Politica agricola comune – «punta su una netta distinzione tra denominazioni legate alla produzione e alla tradizione zootecnica e denominazioni generiche, indicative della mera forma»: lo rivela a ItaliaOggi l`eurodeputato Paolo De Castro, raggiunto nella serata di ieri al termine dei negoziati sulla futura Pac.
Così, l’utilizzo delle denominazioni legate al patrimonio storico e produttivo zootecnico sarà vietato al mondo vegetale, mentre nei menù del mondo veg sarà possibile far ricorso a denominazioni di prodotto, mutuate dalla tradizione carnivora, ma ormai considerate generiche, «per indicare forme e tagli di pietanze vegetali». E c`è di più: i gourmet vegani, vegetariani e fruttariani dovranno rinunciare anche «all`utilizzo di denominazioni da origine animale legate alle DOP IGP»; non sarà possibile, ad esempio, impiattare la porchetta di farro o servire in tavola un bue grasso di seitan, visto che la Porchetta di Ariccia è una IGP (indicazione geografica protetta) e il bue grasso di Carrù ha un suo consorzio di tutela.
La partita, va detto, non è di poco conto: il mercato dei prodotti alternativi alla carne è in crescita e a livello mondiale ha raggiunto i 4,6 mld di dollari in valore. Entro i prossimi quattro anni dovrebbe superare i 6 mld e il 39% del suo volume d`affari sarà in Europa. In Italia, le città più «vegane» sono Bologna, Piacenza e Firenze, ma la capitale europea del veg è Berlino.
Fonte: Italia Oggi