Sta finendo anche la breve estate del pomodoro. Il mercato dà i primi verdetti dopo 50 giorni di raccolta. Cominciata a metà luglio, premia il Sud per quantità. Nella qualità stravince la Campania ma il suo San Marzano DOP, il gioiello più prezioso di un prodotto chiamato “Oro Rosso“, ha un futuro enigmatico. Deve meglio resistere a mutamenti climatici e virosi, ma aspetta anche una legge doganale che possa impedire in America le truffe dell’italian sounding, la vendita di prodotti che sono italiani solo nel nome.
Il San Marzano contraffatto come il Parmigiano. L’Italia ha due vaste aree di produzione per l’industria. Da Grosseto in su, la prima. L’altra comincia a Caserta con una raccolta precoce nella zona di Villa Literno, poi Acerra, quindi Agro Nocerino-Sarnese, prosegue in Puglia (Foggia), Calabria (Isola Capo Rizzuto), infine Molise e Basilicata, regioni più fredde, quindi tardive. I contratti al Sud: pomodoro rosso e tondo: 0,105 euro. Rosso e lungo: 0,115. Il Nord è stato sconvolto dal clima matto che ha concentrato in pochi giorni la raccolta. Sono previsti contributi ministeriali. Danni anche nella zona di Acerra: la gelata di aprile ha costretto il reimpianto dei pomodori, penalizzando patate, zucchine, persino basilico.
Il divario di prezzo rende concitata la produzione del San Marzano. Solo 170 ettari: tra 0,47 e 0,50 euro il kg. Cinque volte in più. La DOP comprende 41 Comuni. Eduardo Ruggiero, fondatore di Danicoop. Presidente il figlio Paolo, conta 50 soci. Producono tra 6.000 e 10.000 quintali l’anno. La “Gustarosso” di Sarno è nel gruppo. Guadagni strettissimi. Bisogna essere eroi per coltivare San Marzano? I Ruggiero combattono con sempre più rabbia per evitare lo scisma. «Il San Marzano ha due varietà. La Kiros e la San Marzano 2. Si riproducono con gli stessi semi. Sono piante autoctone. C’è chi vorrebbe introdurre le piante ibride. Significa togliere all’agricoltura l’unica ricchezza: il seme che riproduce».
D’accordo Patrizia Spigno, qualificata ricercatrice della società Arca 2010. «Introdurre l’ibrido significa togliere l’unicità al San Marzano, recidere il suo legame con il territorio. Il disciplinare della DOP prevede solo due varietà, non l’ibrido». Luigi Frusciante, ordinario di Agraria, autore dello studio sugli ecotipi del pomodoro pubblicati da Fortune in copertina, osserva: «Non credo a un intervento pubblico peri suoi costi. Né a un privato che investa. È vero, bisogna proteggere la pianta da insetti nocivi come la Tuta Absoluta. La soluzione è cambiare l’approccio. Si può conservare il germoplasma salvaguardando le risorse genetiche che rappresentano il territorio».
Un impulso arriva dal direttore d’orchestra Beppe Vessicchio con il suo progetto “Gli orti della cultura” sostiene il “festival del pomodoro” come riscatto sociale dell’agro Nocerino-Sarnese. Bella idea. Altro allarme per il San Marzano. Se non cambia la legge, le dogane fanno partire le casse di pomodoro italiano senza le etichette, spesso incollate negli Usa con la scritta falsa di San Marzano. La Daniocoop si batte per fermare lo scandalo. Le casse partono con pomodoro normale, euro 8,5 per 3 kg. Allo sbarco con la nuova etichetta valgono 25 euro, quanto il San Marzano vero che rende al produttore onesto solo 2 euro. Naviga nell’oro invece il rosso del Piennolo, la pregiata varietà del Vesuvio. In sintonia con il maestro Vesicchio si dedica Fofò Ferriere, uomo di spettacolo, imprenditore del gusto con il suo “Tallioo” a San Giorgio a Cremano. Ha fatto tendenza la sia passata nelle magnum dello champagne. Quattordici gli ecotipi di pomodorini del Piennolo. Da quest`anno c’è il 15esimo.
Fonte: La Repubblica – Napoli