AREFLH – Assemblea delle Regioni Europee Frutticole, Orticole e Floricole, con sede a Bordeaux, in Francia, è un’associazione europea creata nel 2000, per rappresentare le Regioni produttrici di ortofrutta e fiori e delle Organizzazioni di Produttori del settore in Europa. Consortium ha intervistato Simona Caselli, presidente Areflh, per capire il ruolo e i programmi di questa associazione internazionale considerata la voce delle regioni europee, soprattutto rispetto alle produzioni ortofrutticole a Indicazione Geografica.
Quali vantaggi porta alle Regioni e alle Associazioni di produttori associate una Rete europea come Areflh?
Disporre di una Rete europea organizzata e accreditata come stakeholder di primo livello presso le istituzione europee permette un’interlocuzione rapida e diretta con i servizi della Commissione ed il Parlamento europeo che, nella mia esperienza, ha permesso di ottenere risultati importanti sia in termini politici, con il recepimento delle istanze principali avanzate da Areflh, sia sul piano tecnico-regolamentare, visto che grazie al nostro intervento è stato possibile migliorare il funzionamento dell’Organizzazione Comune di Mercato Ortofrutta (OCM) – che é il principale strumento di supporto al settore – ed ottenere misure specifiche per affrontare nuovi problemi quali la cimice asiatica o le emergenze indotte dal Covid. In vista della nuova PAC, Areflh ha dimostrato, con la redazione del Libro Bianco dell’OCM presentato ufficialmente al Parlamento UE e Commissione, che l’OCM è uno strumento efficace, da mantenere e possibilmente rafforzare, dato che i risultati di 20 anni di funzionamento dimostrano uno straordinario rapporto costo/benefici di questa politica, perché favorisce l’organizzazione dell’offerta ed orienta gli investimenti in tecnologie, impianti ed innovazione verso le OP ed AOP conseguendo la massima ricaduta possibile sulle singole imprese agricole associate.
Come vi siete mossi di fronte all’emergenza Covid?
Nei mesi di marzo e aprile abbiamo lavorato intensamente con le Associazioni di produttori per segnalare i problemi più impellenti (corridoi logistici e flussi di manodopera), per valutare i rischi finanziari e di mercato di breve e medio periodo e proporre un pacchetto di proposte concrete alla Commissione, sia per il settore ortofrutticolo che per quello del florovivaismo, impattato molto duramente dalla crisi. Devo dire, con soddisfazione, che tutte le proposte avanzate da Areflh, anche grazie ad una tenace interlocuzione coi servizi della Commissione ed il supporto della Comagri del Parlamento (in particolare del Presidente Lins e dei nostri deputati De Castro e DorfIlman), sono state accolte e inserite nei regolamenti transitori approvati. Questo ci ha permesso di mettere in sicurezza i contributi dell’OCM, il programma di frutta nelle scuole e di ottenere la necessaria flessibilità nell’applicazione dei piani operativi: un risultato molto apprezzato da tutti gli associati, frutto di un grande lavoro comune. Per il florovivaismo manca purtroppo una base giuridica adeguata per l’intervento europeo diretto, ma si è instaurata un’utile collaborazione per i supporti da parte degli Stati Membri.
Qual è l’impegno di Areflh rispetto alle produzioni ad Indicazione Geografica?
Areflh è convinta che si debba sostenere, con politiche strutturate e fondi dedicati, la diffusione delle produzioni ad Indicazione Geografica e la loro promozione sia all’interno del mercato UE che verso l’estero. In vista della nuova PAC, nei mesi scorsi Areflh aveva adottato una posizione formale, congiuntamente alla rete AREPO sulla necessità di rafforzare, all’interno dei regolamenti della PAC e delle relative politiche, il ruolo delle IG. I contenuti di quel documento rimangono attualissimi ed escono, anzi, rafforzati alla luce del Nuovo “Green Deal” Europeo e delle Strategie “Farm to Fork” e della Biodiversità presentate quest’anno dalla Commissione: insisteremo quindi per migliorare i contenuti della nuova PAC e il sostegno alle IG, perfettamente coerenti con gli obiettivi di sostenibilità, qualità e competitività che sono alla base delle nuove strategie europee. Nell’ortofrutta il potenziale di allargamento del numero dei prodotti ad Indicazione Geografica e della loro quota di mercato è molto ampio e può contribuire in modo significativo alla tutela della biodiversità vegetale e alla valorizzazione del territorio rurale e del suo paesaggio, oltre che all’assorbimento di carbonio e alla promozione di diete più sane. Areflh inoltre ha sempre messo in primo piano, nelle proprie attività di promozione, i prodotti DOP ed IGP, sia nelle proprie partecipazioni a Fiere e appuntamenti di settore, ma soprattutto tramite i progetti Europei che ha direttamente promosso e realizzato: dopo “L’Europa firma i prodotti dei suoi territori” portato avanti nel triennio 2015-2018 Areflh sta impostando nuovi progetti multi-paese per la promozione di DOP e IGP da presentare nei prossimi bandi di cui al regolamento 1144/2014.
Areflh associa molte regioni europee e tante OP. Come sono i rapporti con le Regioni italiane?
C’è consapevolezza del ruolo? Nel corso del mio mandato ho lavorato molto con il Vice Presidente Moulon e lo staff di Areflh per rafforzare l’Associazione sia dal punto di vista del numero di regioni aderenti che di quello delle AOP associate: i risultati sono stati molto soddisfacenti visto che siamo arrivati ad associare 18 regioni e 28 AOP in 9 Paesi. Quanto alla consapevolezza del ruolo, credo che una serie di provvedimenti importantissimi ottenuti grazie all’azione di Areflh siano sotto gli occhi di tutti, da ultimo il Reg 465/2020 di contrasto alla Cimice Asiatica, che ha riconosciuto valide tutte le richieste avanzate da Areflh nell’incontro in DG Agri dell’ottobre scorso. C’è però ancora un notevole potenziale, specie in Italia, dove sono solo 5 le regioni aderenti (Emilia-Romagna, Basilicata, Piemonte, Provincia di Trento e Lazio); l’anno scorso con l’adesione della Regione Lazio, molto rilevante in ambito ortofrutticolo, abbiamo fatto un notevole passo avanti, ma mancano ancora all’appello regioni molto significative per il settore, come la Puglia, la Campania, la Sicilia ed il Veneto con cui peraltro siamo in contatto da tempo. Alcune mi avevano anche detto di aver avviato l’iter deliberativo e mi auguro che possano davvero associarsi presto anche per rinforzare la presenza istituzionale italiana.
A cura della Redazione
Fonte: Consortium 2020_03