Per capire capire come sia la situazione in Liguria dal punto di vista infrastrutturale, la Camera di Commercio è ricorsa alle maniere forti. Ha editato il Libro bianco sulle priorità infrastrutturali a cui mettere mano al più presto se non si vuole perdere troppo terreno nella competizione industriale in settori come l’agroalimentare, per esempio, che cresce nonostante tutto: nei primi quattro mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, è aumentato del 3,7%, nonostante il Covid, con nove categorie di prodotti che hanno esportato di più nel 2020, con incrementi superiori al 10%.
Il crollo del ponte Morandi, oltre alle vittime causate, ha generato danni indiretti alle imprese agricole e ittiche del territorio, con tempi di viaggio allungati all’inverosimile: le produzioni del ponente trasportate in Toscana e sul litorale tirrenico, per esempio, hanno subito un aggravio di 110 chilometri rispetto al normale, dovendo deviare dalla A10 verso la A26 e la bretella di Novi Ligure per poi ridiscendere a Levante attraverso la camionale A7. Non a caso, tra le opere indifferibili del Libro Bianco, c’è il nodo di Genova (6,8 miliardi di euro di investimento), la velocizzazione della Milano Genova (156 milioni), la Gronda (475 milioni), la metropolitana da adeguare (327 milioni).
Tanto per non lasciare dubbi sui temi trattati, la Camera di Commercio riassume così la situazione: «il tragico crollo del ponte Morandi, nel 2018, e la chiusura di alcune tratte autostradali lungo la A26 e la A6 hanno evidenziato la fragilità di una rete che, negli ultimi 30 anni, non ha subito interventi di manutenzione importanti finalizzati al suo ammodernamento».
Il nuovo ponte, secondo il presidente di Camcom Genova, Luigi Attanasio, da solo non basta. «Non siamo andati indietro ma questo non risolve i problemi né di crescita né di sicurezza», dice Attanasio. «La Liguria ha il record, triste, di essere inserita nella classifica delle prime cinque autostrade più pericolose d’Italia con tre tratte. Siamo una delle vere grandi realtà trasportistiche del Paese ma senza le adeguate infrastrutture. Viviamo un isolamento grave. Le nostre ferrovie datano secoli. Per questo abbiamo scritto il Libro bianco: i progetti non ci mancano, ci mancano i soldi. Sollecitiamo ben altri interventi più significativi rispetto al ponte». Quali? «La Gronda su tutti, ma anche il tunnel della Fontanabuona, per il Tigullio ma non solo», dice Attanasio. Il tunnel, lungo 5,6 chilometri, dovrebbe svilupparsi tra gli svincoli di Recco e Rapallo e raggiungere la Val Fontanabuona, dove ci sarà il collegamento con la viabilità di fondovalle. Costa sia bloccato perché l’Ue non prevede per le gallerie di una determinata lunghezza la canna unica, come nel progetto. Quindi occorre ripensare al progetto a doppia carreggiata, con relativo aumento dei costi.
Per l’agroalimentare il crollo del Morandi ha, di fatto, interrotto buona parte dei traffici. Sul ponte passavano ogni anno 25 milioni di veicoli, molti appartenenti proprio al settore food, dal porto parte l’80% dell’export agroalimentare italiano che viaggia via nave. Logico che sia necessario mettere mano ad altre infrastrutture. Come la Gronda che, conferma Attanasio, assume importanza fondamentale. Lunga 72 chilometri, di cui 54 in galleria, serve ad alleggerire il tratto di A10 dal casello di Genova Ovest (porto di Genova) a Voltri, allacciandosi agli svincoli di Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto. «Ecco appunto», dice Attanasio. «Prendiamo il mercato ortofrutticolo di Bolzaneto: agevola Io sviluppo del settore, adeguate. L’uscita autostrai grossisti arrivano anche dal Piemonte. Un successo non appoggiato da infrastrutture dale di Genova Bolzaneto è perennemente congestionata e non basta più».
Un’altra opera contenuta nel Libro bianco e agognata in favore della circolazione delle merci, anche di quelle agroalimentari, è l’autoparco di Genova. «Nel porto di Genova transitano oltre 3.500 tir al giorno, saranno 5.000 al giorno nei prossimi tre anni. Un flusso di mezzi pesanti a cui sono legate diverse criticità sia per l’accesso ai terminal portuali che per la mancanza di aree attrezzate fuori dal porto per la sosta dei camion. E vent’anni che diciamo che ci vuole un autoparco. Ora va data una risposta fattiva», sottolinea Attanasio. Una delle ultime proposte riguarda un’area con 160 stalli per mezzi pesanti. Il Piano Straordinario per Genova prevede 2 milioni di euro per la realizzazione dell’autoporto di Ponente, eppure non c’è in vista alcun progetto.
Fonte: Milano Finanza